martedì 30 aprile 2013

TROTA E SALUTE

Perché i giapponesi e gli eschimesi muoiono meno di malattie dovute a problemi cardiocircolatori rispetto al resto della popolazione mondiale? La risposta é semplice: perché mangiano tanto pesce! Tutto questo é emerso da delle importanti statistiche ottenute a livello internazionale. Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, come mai da una dieta ricca di pesce si possano trarre dei benefici cosi’ importanti. E’ presto detto: il pesce é ricco di particolari grassi polinsaturi di vitale importanza per mantenere fluido il sangue e per garantirne una buona circolazione. Questi grassi hanno un nome: OMEGA 3.
Gli OMEGA 3 non vengono sintetizzati naturalmente dal nostro organismo. Possono essere assunti attraverso appositi prodotti farmaceutici, come integratori dietetici, ma questi non sono necessari se invece si segue una dieta a base di alimenti ricchi di OMEGA 3. In particolare la trota da noi prodotta contiene grassi polinsaturi in quantità decisamente maggiore rispetto ad altre; questo perché l’intervallo di tempo tra quando il pesce viene pescato e quando viene lavorato é molto breve.
Questi grassi apportano notevoli benefici al nostro organismo nella prevenzione e nella cura di varie malattie:
-
malattie cardiovascolari: diminuiscono il rischio di infarti, trombosi, ischemie, eccetera, e favoriscono la ripresa fisica nel caso in cui essi si verifichino;
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colesterolo: ne mantengono i livelli alla normalità;
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tumori: aiutano a prevenirne la formazione;
-
arteriosclerosi: aiutano a prevenire i disturbi cerebrali degenerativi legati all’invecchiamento;
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depressione: è stato dimostrato che gli OMEGA 3 funzionano anche come antidepressivi;
-
malattie della pelle: hanno un effetto benefico nei casi di psoriasi, acne, eczema atopico e in genere negli stati di irritazione dell’epidermide;
- nei casi di
artrite reumatoide hanno un’azione preventiva;
- diminuiscono le
aritmie cardiache, la pressione arteriosa e le attività infiammatorie;
- nelle donne in stato di
gravidanza migliora le performances neurovisive dei futuri nascituri; l’apporto di grassi polinsaturi è importante nella prima infanzia, per un migliore sviluppo del cervello e della retina.
Da tutto ciò é facile dedurre che un costante consumo di OMEGA 3 diventa essenziale per il proprio benessere, e la nostra trota, essendone estremamente ricca, diventa il prodotto ideale per chi tiene alla propria salute. D’altronde, come dimostrano varie ricerche e varie statistiche, mangiando pesce almeno due volte alla settimana, il rischio di malattie cardiovascolari si dimezza. A questo punto pensiamo che non serva aggiungere altro per farvi capire che la nostra trota, oltre ad essere una delizia per il palato, é soprattutto un sinonimo di salute!

Friultrota propone i suoi prodotti al ristorante pizzeria Al Mulin


Il ristorante pizzeria Al Molin propone nelle serate dedicate ai temi dell'Acqua al VI Festival Europeo del Gusto la trota salmonata affumicata e l'arenga  affumicata di FriulTrota.


"La nostra azienda nasce nel 1970 per volontà di Giuseppe Pighin, da sempre appassionato di pesca e di cose genuine. Quel laghetto che allora era nato solo come un hobby, lentamente e con grande passione e dedizione è diventato il nostro mestiere, ed il laghetto si è trasformato in un allevamento diverso da qualsiasi altro; questo perché il nostro obiettivo principale era di valorizzare una trota genuina, particolare, allevata da noi con procedure non convenzionali per garantire la qualità e la salubrità del prodotto.
Per ottenere il massimo in qualità abbiamo preservato le caratteristiche ambientali originarie: tanta acqua corrente, bassissima densità del pesce, alimentazione naturale e non forzata integrata in modo da ottenere carni compatte e saporite e rispetto dei tempi naturali di crescita.

Questo ci ha permesso di ricreare un habitat naturale dove le trote salmonate raggiungono gli 8-10 kg di peso in 7-8 anni! Dopodiché, per andare incontro alle esigenze di mercato, abbiamo pensato di andare oltre al semplice allevamento e di creare un prodotto pronto e confezionato. Attraverso la ricerca di metodi di lavorazione tradizionali, abbiamo creato la "Regina di San Daniele", la nostra trota salmonata affumicata, e da li' tutta una serie di prodotti.
Tutte le nostre specialità, oltre ad essere pronte all'uso e di facile utilizzo, si distinguono per la bontà e per la genuinità che le rende leggere e digeribili; per questo la nostra azienda, nata da una passione personale, è diventata leader nel settore per la bontà e la naturalezza dei suoi prodotti."



La Pasta di Gragnano al ristorante pizzeria al Molin

Giovedì 20 giugno il ristorante pizzeria al Molin dedicherà la serata a 'Pasta & Pizza', in occasione del VI Festival Europeo del Gusto che si tiene in Alano di Piave.

La scelta non poteva non previlegiare la Pasta di Gragnano.
La Pasta di Gragnano è un prodotto alimentare - ottenuto dall’impasto della semola di grano duro con acqua della falda acquifera locale - prodotto su tutto il territorio del comune di Gragnano in provincia di Napoli.

Storia

La produzione della pasta risale alla fine del XVI secolo quando comparirono i primi pastifici a conduzione familiare. Fino al XVII secolo era un alimento poco diffuso ma, a seguito della carestia che colpì il Regno di Napoli, divenne un alimento fondamentale grazie alle sue qualità nutritive e per l'invenzione che consentiva di produrre pasta, detta oro bianco[1],a basso costo pressando l'impasto attraverso le trafile[2]. I terreni ideali per consentire la produzione furono Gragnano e Napoli, grazie ai loro microclima composti da vento, sole e giusta umidità[3]. Proprio gli abitanti del Regno di Napoli furono i primi a dare delle svolte importanti alla produzione di pasta, e nel 1861 all'apice della produzione della pasta c'erano gli stabilimenti di Gragnano. I gragnanesi, in quel periodo, furono i maggiori importatori di pasta nel mondo in particolare nella vendita dei maccheroni[4]. Grazie alla sua leggendaria tradizione, Gragnano divenne la patria della pasta celebrata da scrittori, storici e poeti. Uno dei tanti artisti che celebrarono le doti e le qualità degustative della pasta di Gragnano fu il poeta Gennaro Quaranta il quale compose Maccheronata, una poesia in risposta al pessimismo del poeta recanatese Giacomo Leopardi. La poesia integrale diceva così:
« E tu fosti infelice e malaticcio, o sublime Cantor di Recanati,
che bestemmiando la Natura e i Fati, frugavi dentro te con raccapriccio.
Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio, né gli occhi tuoi lucenti ed incavati,
perché... non adoravi i maltagliati, le frittatine all'uovo ed il pasticcio!
Ma se tu avessi amato i Maccheroni più de' libri, che fanno l'umor negro,
non avresti patito aspri malanni... E vivendo tra i pingui bontemponi
giunto saresti, rubicondo e allegro, forse fino ai novanta od ai cent'anni...
 »
Il 12 luglio del 1845 il re del Regno di Napoli Ferdinando II di Borbone, durante un pranzo, concesse ai fabbricanti gragnanesi l'alto privilegio di fornire la corte di tutte le paste lunghe, e così che per tutti, da allora, Gragnano diventò la città dei maccheroni[5].

Una tradizione secolare a Gragnano

Gragnano è un borgo antico, fondato intorno all’89 d.c., da molti secoli famoso per essere uno dei migliori luoghi per la produzione della pasta secca di grano duro. Questa tradizione ha origini molto lontane, che ci rimandano al tempo dei romani. Già in quel periodo nel territorio gragnanese si macinava il grano: le acque del torrente Vernotico, che scendevano lungo la cosiddetta Valle dei Mulini, azionavano le pale che macinavano le messi in arrivo via mare dalle colonie romane. Le farine così ottenute venivano poi trasformate nel pane che doveva nutrire le città limitrofe di Pompei, Ercolano e Stabiae.[6]
Col passare del tempo, la necessità per le classi povere di avere un minimo di scorte alimentari fece nascere una nuova produzione, quella della pasta secca, realizzata con le semole di grano duro macinate in zona.
Questa attività diventò rapidamente una tradizione così importante e radicata che nel ’500 a Napoli venne costituita la corporazione dei “vermicellari” e nello stesso periodo un editto del Re di Napoli conferì la licenza di vermicellaro a un gragnanese.
Già all’inizio dell’800 la città di Gragnano era diventata celebre per la qualità dei suo maccheroni e si contavano la bellezza di 70 pastifici, ma è a metà del secolo che la produzione raggiunse il suo apice: in quel periodo il 75% della popolazione attiva lavorava nell’industria dei maccheroni, i pastifici erano più di 100 e producevano oltre 1000 quintali di pasta al giorno. Nei secoli i cambiamenti strutturali e architettonici della città andarono di pari passo con la produzione della pasta secca. Via Roma, il simbolo della pasta Gragnano, fu rimodellata per favorire la sua esposizione al sole, diventando così una sorta di essiccatoio naturale per la pasta.
Ancora oggi non è difficile trovare immagini d’epoca che mostrano la strada colorata di giallo per le canne di bambù sistemate su cavalletti che reggevano vermicelli e ziti posti ad asciugare. Nel 1885, inoltre, la rete ferroviaria raggiunse Gragnano per consentire un più rapido spostamento delle persone e soprattutto delle merci: grano, semola e pasta.
Nel XX secolo il confronto fra la produzione artigianale di Gragnano e la nascente industria del nord determinò una drastica diminuzione dei pastifici gragnanesi. Quelli che proseguirono la loro attività puntarono sulla qualità.

Le ragioni del successo – Perché Gragnano è un luogo perfetto per la pasta

Ma perché proprio Gragnano è diventata un distretto della pasta di qualità? Le chiavi del successo della pasta di Gragnano sono da ricercare nella secolare esistenza di un’industria molitoria, nella professionalità nella produzione della pasta secca in questo luogo e nelle favorevoli condizioni climatiche. Gragnano è un luogo naturalmente vocato per la produzione della pasta di grano duro. La città si sviluppa infatti su diversi livelli altimetrici, da 350 fino a quasi 600 metri, su un pianoro che si affaccia sul mare, nel vertice sud-est del Golfo di Napoli, ai piedi dei Monti Lattari. Questa zona, stretta fra le montagne e il mare, gode di un clima mite, equilibrato e leggermente umido per tutto l’anno, che permette di essiccare la pasta in maniera graduale. Inoltre, dalle sorgenti del Monte Faito sgorga un’acqua pura, povera di cloro, che i pastifici di Gragnano da sempre utilizzano per la produzione della pasta e che conferisce al prodotto finale caratteristiche inconfondibili. L’arte del fare la pasta è stata tramandata in questa terra di generazione in generazione e alcune tecniche sono ancora oggi determinanti per l’ottenimento di un prodotto di qualità: fra queste, in particolare, la trafila al bronzo, che conferisce alla pasta di Gragnano quella tipica rugosità che le permette di trattenere alla perfezione il condimento.

La Pasta di Gragnano oggi

A Gragnano produrre pasta è un’antica arte, patrimonio di storia, cultura, tradizioni e segreti. Nascere e vivere a Gragnano vuol dire essere pervasi, inebriati dai sapori e dai profumi esaltanti della semola di grano duro, della pasta che ne deriva e… come per magia... non ne puoi più fare a meno!!! Mario Moccia nostro padre, nel 1976, pur essendo un’importante e storico stagionatore di formaggi, non ha resistito al richiamo dell’essere di Gragnano… ed acquistò un pastificio famoso, ma in una profonda crisi, dedicando, “con non poche difficoltà, in un momento infelice per il mercato della pasta”, tutta la sua vita al restauro totale dell’edificio nel centro storico, alla costruzione del nuovo stabilimento, nonché al rilancio della pasta e dei suo marchi, alla nascita del primo consorzio dei pastifici di Gragnano: il COPAG, contribuendo in modo fattivo ed importante all’affermazione ed alla riqualificazione della pasta di Gragnano sui mercati di tutto il mondo. Dopo anni (dal 1994 anno in cui vendemmo il pastificio) per amore - per passione in onore di nostro padre, abbiamo rifondato il pastificio artigianale con una produzione di grande qualità.

I.G.P.

Uno dei successi del Consorzio Gragnano Città della Pasta è l’indicazione Geografica Protetta (IGP) Pasta di Gragnano. Il marchio è in fase di definizione a livello comunitario e fra poco sarà possibile apporre il simbolo alle paste che rispondono ai requisiti dell’I.G.P.[7]
Per l’IGP pasta di Gragnano è attiva la protezione transitoria a livello nazionale, in attesa che l'U.E. licenzi il marchio.
I requisiti per il marchio IGP sono i seguenti: la pasta deve essere prodotta all’interno del Comune di Gragnano solo con semola di grano duro e acqua delle falde acquifere locali. L’estrusione dell’impasto deve avvenire attraverso trafile in bronzo. L’essiccazione deve compiersi a una temperatura compresa tra i 40° e gli 80° C. Dopo il raffreddamento (entro 24 ore) la pasta deve essere confezionata, ma senza subire spostamenti, in modo che il prodotto si conservi alla perfezione.
Grazie al marchio comunitario la Pasta di Gragnano potrà essere tutelata da ogni tipo di contraffazione. L’IGP, infatti, garantisce la provenienza e la qualità del prodotto e, nel caso della pasta di Gragnano, ne testimonia la secolare tradizione.
Totò in Miseria e nobiltà (1954)
Totò in Miseria e nobiltà (1954)
 

La pasta Masciarelli al ristorante pizzeria al Molin

Tre saranno le serate che il ristorante pizzeria al Molin dedicherà al VI festival Europeo del Gusto.
Una di queste (giovedì 20 giugno), avrà come tema enogastronomico 'Pasta & Pizza'.
Verrà proposta la pasta di Masciarelli ( Abruzzo).

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Attestato

Clicca sull'immagine  
logo parco nazionale della maiella - abruzzo

Produciamo la pasta con le stesse tecniche dei nostri antenati: abbiamo conservato intatta la tradizione cui controlliamo il nostro prodotto dalle prime fasi di lavorazione fino alla vendita. Scegliamo semole speciali, ad alto contenuto  di glutine e  proteine, creiamo l'impasto con le migliori acque del Parco Nazionale della Majella. 
Mirando esclusivamente alla qualità del prodotto produciamo quantità limitate con trafile circolari in bronzo ed adottiamo una lunga essiccazione di 36 - 48 ore, utilizzando temperature bassissime che dai 40° ai 45°.  
Tutto questo per garantirvi l'invariabilità delle qualità organolettiche della semola, e per farvi assaporare il vero gusto di una pasta artigianale caratterizzata dalla sua tipica ruvidità e rugosità.
E' l'amore per questo vecchio mestiere l'eredità che ci hanno lasciato i nostri nonni ricordandoci ogni giorno che il nostro non è un lavoro ma una piccola arte. E come artisti, tramite la nostra opera, la pasta, vogliamo tramandarvi eternamente quegli antichi odori e sapori particolari che rendono unica la nostra Terra.
Noi Masciarelli, come attesta un certificato della Camera di Commercio, già nel 1867, eravamo "pastieri" a San Martino sulla Marrucina, prima di trasferirci nel 1913 a Pratola Peligna.
Dopo 38 anni di produzione nel vecchio pastificio ubicato al centro del paese, ci siamo trasferiti nel nuovo e più accogliente laboratorio dove locali e i macchinari sono a norma, ma dove si respira sempre un'aria carica di bontà e tradizioni antiche."

Il vino di Bruno Agostinetto al VI Festival Europeo del Gusto

Una delle aziende che verranno proposte al VI festival Europeo del Gusto presso il ristorante pizzeria al Molin sarà l'azienda della famiglia Agostinetto.

 La famiglia Agostinetto produce vino da quattro generazioni. La cantina, costruita alla fine dell'800, è una delle più vecchie della zona e mantiene ancor oggi la sua struttura originaria. Si trova nel piccolo borgo di Saccol ai piedi della bastia di Mondeserto. L'arte di produrre vino è stata trasmessa di padre in figlio fino ai giorni nostri, da vigneti coltivati con dedizione e rispetto per la terra. L'azienda nel corso degli anni si è evoluta, introducendo moderne tecniche di produzione, ma mantenendo intatta la tradizione di produrre Prosecco di altissima qualità.


AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO

L'Azienda De Bacco a Seren del Grappa

L’azienda De Bacco affonda le sue radici agli inizi del 900, quando la viticoltura era una grande fonte di sostentamento per le famiglie Feltrine.
La produzione totale dell’area, in quegli anni, si attestava sui 30.000 ettolitri. Gran parte del vino prodotto, veniva esportato oltralpe in Austria alla corte Asburgica per le sue grandi caratteristiche di conservabilità. Purtroppo l’avvento della fillossera e delle malattie funginee,  le guerre e la disperata emigrazione sterminarono quasi tutte le superficie vitate. Grazie però alla tenacia e alla convinzione dei De Bacco le antiche varietà autoctone come Pavana, Gata e Bianchetta Fonzasina sono giunte fino ai giorni nostri. La storia di questa famiglia di viticoltori è stata caratterizzata da personalità forti e coraggiose come Bepi Vanduja e Piero Saca. Il primo attorno alla fine dell’800 diede vita al vigneto più antico lavorato tuttora dall’azienda. Mise a dimora sui ripidi conoidi calcarei del monte Aurin, preziose barbatelle dei generosi vitigni autoctoni. Con cura maniacale e ossessiva passione curava le proprie viti, addirittura rompendo a suon di martello ogni singolo sasso del terreno e dormendo in un piccolo rifugio in cima alla vigna sotto le crode dello Spiesa per cacciare eventuali ladri. La seconda importante personalità, Pietro De Bacco, soprannominato Piero Saca, nonno degli attuali proprietari dell’azienda Marco e Valentina De Bacco, diede un forte contributo al rinnovamento tecnologico delle vinificazioni. Assieme ai figli Domenico e Luigino capì infatti le straordinarie potenzialità di questi vitigni locali, spingendo verso forme di trasformazione moderne tralasciando quelle obsolete senza abbandonare però l’intensa e lunghissima tradizione. Con loro infatti hanno inizio le prime prove di rifermentazione in bottiglia della Bianchetta e le sapienti vinificazioni in rosso di Pavana e Gata. La svolta arriva però negli anni 2000 quando alla guida dell’azienda subentrano i fratelli Marco e Valentina, figli di Domenico. Forti dell’esperienza tramandata dai propri avi decidono di trasformare quello che fino a prima era poco più di una grande passione in una occupazione a tempo pieno. Rispettosi dei grandi sforzi compiuti in passato su questi difficili terreni rocciosi di montagna ripropongono in veste nuova gli antichi vini del Feltrino ponendosi l’obbiettivo di riportarli alle glorie passate, realizzando nuovi impianti ed aprendosi anche alla coltivazione di vitigni internazionali.

La Filosofia

Il punto di forza dell’azienda de bacco è costituito dal grande impegno manuale che Marco e Valentina mettono nel coltivare i vigneti. Le pratiche agronomiche sono svolte tutte a mano, visto che quasi la totalità dei vigneti ha una pendenza media del 65% ed il terreno è talmente ghiaioso da non essere percorribile nemmeno con i più moderni trattori. Le rese per ettaro sono molto limitate, da 30 a 80 quintali, per concentrare al massimo zuccheri e precursori aromatici, puntando tutto sulla qualità delle produzioni tralasciando le grandi quantità, evitando lo sfruttamento esasperato del suolo e preservando la sua naturale vitalità. L’azienda mette in pratica tecniche di difesa integrata, riducendo al minimo i trattamenti necessari. La vendemmia è sempre ed esclusivamente manuale ed in cassetta con maniacale selezione dei grappoli in vigneto, portando in cantina solo gli acini migliori. Le vinificazioni sono condotte in modo naturale con un sapiente ed attento controllo delle temperature. Le grandi acidità, tipiche delle nostre uve, permettono di limitare al minimo l’utilizzo dei solfiti, ottenendo un prodotto genuino e rispettoso della tradizione.

I Nostri Vini


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S.s. Agricola De Bacco

Via Quattro Sassi, 4Mappa Cantina De Bacco
32030 Seren Del Grappa
0439 44149
Orario Apertura:
Mar - Sab : 09:30-12:00 - 15:30-18:00

 

Consiglio per uno spezzatino morbido

da L'angolo della casalinga

In Internet ci sono migliaia di casalinghe che chiedono come ottenere uno spezzatino tenero tenero, ed almeno altrettante persone che non hanno MAI cucinato uno spezzatino di manzo che sparano cazzate. Scusate il termine, ma proprio cazzate sono i vari: "non cuocere troppo la carne", "fai una marinatura di 12 ore con il vino rosso", "non salare" e via discorrendo.

Così, mossa dalla pietà per tutti coloro che si mangiano lo spezzatino stile cemento armato, scrivo questa nota. Si veda che non metto una ricetta dello spezzatino tra le mie ricette dei secondi, perchè lo spezzatino esattamente veloce non è.

Comunque sia, veniamo al consiglio di base: LA CARNE DEVE CUOCERE A LUNGO! Tutto qui, solo una cottura più lunga. Quando tirate fuori dalla pentola quei bocconcini duri e fastidiosi, sappiatelo: con un'altra mezz'ora sarebbero diventati dei morbidissimi assaggi di ambrosia.

Lo spezzatino, infatti, non è cotto quando è cotta la carne ma è cotto quando è morbida la carne. Scusate il gioco di parole. Il mio ultimo spezzatino, per inciso, è stato in cottura lenta per 3 ore ed era favoloso, poi si è beccato altri 45 minuti di fuoco per riscaldarlo la sera successiva e semplicemente si scioglieva in bocca.

Ma chissà con che carne farà mai lo spezzatino lei, penserete. Polpa di bovino adulto, un banalissimo pezzo di muscolo di bovino adulto.

Se ancora non siete convinte, vi spiego più nei dettagli come procedo. Allora, tolgo la carta dalla confenzione (o la scongelo, se era in freezer) e la taglio a pezzetti. Se trovo qualche filamento duro, durante il taglio, lo tolgo. Non è che stia lì a scrutare troppo la carne però, non serve essere precisissimi!

I pezzi li taglio circa la metà di quelli che si trovano già pronti al supermercato, così cuoce prima e meglio. Poi in una pentola preparo la base (di solito un soffritto di cipolla e carote), e quando questa è pronta butto la carne. Se ho fatto bene il mio lavoro, la pentola è bollente e la carne in pochissimo tempo si rosola fuori.

Solo quando ha i pori ben chiusi sfumo con del vino rosso, ed appena anche questo è evaporato inizio la cottura vera e propria: fuoco basso, coperchio aperto di poco, brodo aggiunto quando serve. E vado avanti così, immutabile, con una mescolata ogni 10 minuti, fino a che la carne non è morbida.

Volendo, verso la fine, aggiungo delle patate.

Il Risotto con gli sciopeti

Risotto con gli sciopeti
da Cuoche si diventa


Ingredienti per 4 persone
  • 5 tazzine da caffè di riso
  • Qualche ciuffo di sciopeti
  • Formaggi vari di mezza stagionatura
  • Mezza cipolla
  • 25g di burro
  • Un dado vegetale
  • Sale e olio
  • Pepe
Come si procede
Preparate il brodo con il dado, in una pentola ampia mettete un giro d’olio e un fiocco di burro, fateci rosolare la cipolla e poco dopo aggiungeteci le erbette ben pulite. Ora è il turno del riso che va subito bagnatocon del brodo. Continuate la cottura aggiungendo a poco a poco il brodo. Mantecate a fine cottura con il burro restante e i formaggi. Impiattare con una manciata di pepe nero. 
Alcuni consigli
Gli sciopeti sono super consigliati per il risotto ma vengono usati anche in minestre o come ripieni di carni varie.. il gusto è davvero particolare e piacevole, è consigliabile usare l’Asiago come formaggio anche se il bello di usarne degli altri è che trasformi la ricetta in una perfetto svuota frigo;)

A tavola con i giornalisti al Molin

Nel corso della settimana di PiccoliinPizza, La Passione dei Territori , la troupe della trasmissione multimediale L'Italia del Gusto è arrivata anche al ristorante pizzeria al Molin.
I comunicatori hanno voluto assaggiare il menù del giorno, così da poter trasmettere le sensazioni e
il gusto della quotidianità.
Dopo una 'entrèe' di pizza a spicchi (la pasta è croccante e sottile, le farciture ottime, di qualità ed originali),
ecco il risotto con gli sciopeti.

Gli sciopeti o carletti,  sono quell'erba che la nostra lingua nazionale chiama strigolo [Silene inflata] e i cui fiori da bambini schiacciavamo con violenza sul dorso della mano facendoli, per l'appunto, scoppiare.Piantina appartenente alla famiglia delle Cariofillacee, viene volgarmente chiamata verzùlì o sciopeti. E' ottima in cucina per la preparazione di risotti, minestre e ripieni, ottimo da abbinare con le spugnole.

Poi uno spezzatino con polenta da far leccare i baffi, come tradizione comanda !
Lo spezzatino di manzo è un secondo piatto che prevede una cottura in umido; si prepara tagliando la carne a pezzetti per poi rosolarla assieme a verdure ed aromi ed annaffiarla con del liquido come acqua, vino, pomodoro o brodo.
I tagli di carne di manzo più adatti alla preparazione dello spezzatino sono: il bianco costato di pancia, il collo, il fusello, lo scalfo, il cappello del prete, il brione.

Il pranzo è stata accompaganto dai vini della Cantina De Bacco di Seren del Grappa.

Il Festival Europeo del Gusto fa tappa al Molin

L'Associazione l'Altratavola ha deciso di realizzare alcuni degli incontri del VI Festival Europeo del Gusto
'La Montagna dell'Informazione', che si svolge sotto il Patrocinio del Comune di Alano di Piave, presso il
ristorante pizzeria Al Molin.
L'iniziativa si terrà dall'8 al 23 giugno e porterà nel Basso Feltrino rappresentanti di oltre dieci regioni italiane e di dieci Paesi Europei, impegnati a 'raccontare' e confrontare le proprie esperienze di valorizzazione delle
comunità locali.

Al Molin: foto 4

Al Molin di Alano di Piave, per cucina & pizza

La visita che i comunicatori e i giornalisti dell'Associazione l'Altratavola hanno fatto al ristorante pizzeria Al Molin di Alano di Piave, li ha convinti che il locale di Annalisa e Paride è per davvero una tappa del buon e bello vivere. Giuliano e  Diego ( i figli) e lo chef Salvatore completano la squadra che propone una cucina di terra e di mare ( con una predilezione per il pesce) e una ispirazione volta a conciliare tradizione e creatività.
Giorno per giorno anche i menù  di lavoro sanno variare i piatti, andando incontro alle esigenze della clientela.
E poi vi sono le pizze, interpretate ad arte, con una attenzione alla scelta delle farine e degli ingredienti (sempre di qualità), al fine di offrire il meglio in fatto di digeribilità e gusto.
Particolare attenzione viene riservata alle pizze senza glutine e alle pizze concepite con i cereali (in special modo il kamut).
La pizza senza glutine è una preparazione simile alla pizza tradizionale nella quale la farina di grano tenero viene sostituita dalla farina di riso e dall’amido di mais, pensata nello specifico per tutte le persone che soffrono di intolleranza al glutine. L’impasto risulta croccante all’esterno ma mantiene un interno morbido grazie anche alla doppia lievitazione. Pur essendo un po’ più friabile della pizza classica, la pizza senza glutine è comunque gustosa e saporita.

Al Molin: foto 1