domenica 18 agosto 2013

"TRA LE ROCCE E IL CIELO 2013" IL FESTIVAL DELLA MONTAGNA IN VALLARSA DAL 29 AGOSTO ALL' 1 SETTEMBRE



TRA LE ROCCE E IL CIELO, il Festival della montagna vissuta con consapevolezza torna in Vallarsa dal 29 agosto all' 1 settembre.
Mostre, film, incontri, uscite sul territorio, convegni, laboratori, concerti, spettacoli, presentazioni di libri arricchiranno i quattro giorni della manifestazione - organizzata dall'associazione culturale Tra le rocce e il cielo in partnership con Accademia della montagna del Trentino - che si svolge nel suggestivo e incontaminato ambiente della Vallarsa (TN), all'ombra delle Piccole Dolomiti.
Il lavoro dell'uomo in montagna, la scrittura in lingua madre, la Grande Guerra e i giochi di montagna saranno gli argomenti principali del Festival 2013.
La prima giornata del Festival, giovedì 29 agosto, sarà dedicata all’arte della montagna e si concluderà con il divertentissimo film di Buster Keaton, adatto per adulti e bambini, “Go west – Io e la vacca” musicato dal vivo da Marco Dalpane e l’ensemble Musica nel buio.
Venerdì 30 agosto la giornata dedicata alla vita in montagna sarà incentrata sul convegno "Un futuro sulle Alpi: creare occupazione per tornare alla montagna", che cercherà di fornire strumenti operativi immediatamente utilizzabili per chi vuole lavorare in montagna grazie a un seminario sull’occupazione in montagna e una serie di workshop con esperti/testimoni di alcune occupazioni montane: gestire una malga, condurre un'azienda agricola, lavorare nell'accoglienza turistica, organizzare attività out door e altre vie per lavorare e vivere in montagna. Riflessioni, confronti, luci e ombre di un'occupazione e di una scelta di vita. La sera verrà messo in scena lo spettacolo teatrale “Come un fiume. Viaggiatori dell’Impero” che racconta le migrazioni di fine Ottocento dei lavoratori trentini verso le aree più remote dell'Impero Austroungarico.
Sabato 31 agosto il convegno sulla letteratura in lingua madreLe parole del cuore, Lingue e appartenenza nella letteratura delle Minoranze” .aprirà la giornata dedicata alle minoranze linguistiche, e permetterà di dialogare con molti scrittori appartenenti a gruppi linguistici diversi. Gran finale col concerto dei Lou Dalfin, il gruppo che ha fatto conoscere in tutta Italia la lingua e la cultura occitana.
La giornata della storia, domenica 1 settembre, ospiterà una tavola rotonda sui giochi di montagna “Dal tablet al tabièl” collegata alla mostra “La montagna nei giochi, i giochi dalla montagna”, e, all’interno di Forte Pozzacchio, un percorso spettacolare “Abbracciami Forte!” sulla storia del manufatto con azione scenica drammatica e spettacolare che riporterà alla memoria i bombardamenti della Grande Guerra. Sul primo conflitto mondiale si concentrerà anche il jazz teatrale di Andrea Brunello e Enrico Merlin.
Il programma di Tra le Rocce e il cielo – visitabile sul sito www.tralerocceeilcielo.it -  comprende anche un’uscita di trekking con gli asini e un’escursione con “Pasubio100anni” sulle tracce della Strafexpedition e una camminata con il Gruppo Sat di Vallarsa per arrivare a una conferenza all’aria aperta con alpinisti trentini. Ci saranno incontri con scrittori di montagna e non mancheranno le mostre storiche, pittoriche e fotografiche, di scultura e di modellismo. Ci sarà pure una rassegna di documentari di Vittorio De Seta sul lavoro dell’uomo nel suo legame con la terra e le forze della natura. Verranno premiati i vincitori del concorso video “Racconta la tua montagna – Il lavoro dell’uomo”. Si potranno seguire anche un corso di fotografia di reportage, un workshop di disegno in montagna (Pasubiana) e un corso di yoga all’aria aperta.
Il festival è realizzato grazie alla Provincia Autonoma di Trento e alla Regione Trentino Alto Adige- Sud Tiröl, ed è patrocinata da Comune di Vallarsa, Comunità della Vallagarina, CAI e SAT.
Viene organizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, di APT Rovereto e Vallagarina, Bim Trento, Cassa Rurale di Lizzana e Fondazione Vallarsa.
Prezioso per la realizzazione della manifestazione è il contributo degli altri sponsor: Cantine Vivallis, Concessionaria Franceschi, Distilleria Marzadro, Grafiche Futura, AlpStation Isera e Schio e Calliari Fiori.

sabato 15 giugno 2013

A convivio con il pesce al ristorante Al Molin di Alano di Piave

La serata di giovedì 13 giugno del VI Festival Europeo del Gusto si è aperta al ristorante pizzeria Al Molin di Alano di Piave con uno stage della trasmissione multimediale L'Italia del Gusto, sui temi dell'abitare in montagna.
Si è tenuta poi la prima serata della rassegna 'Sapori d'Europa al Molin', sotto il Patrocinio della Civica Amministrazione. A convivio con il pesce, iniziando da un carpaccio di storione per volare poi ai gamberoni di fiume. Gli spaghetti al cartoccio con le cozze hanno poi 'aperto' la strada all'anguilla in umido e alla trota salmonata, in una sinfonia che ha deliziato i palati dei commensali.
I vini delle Cantine Sebastianelli di Guardia Sanframondi (Benevento), hanno accompagnato il desinare.
Giovanna e Luca Vidorin (Panificio Il Tuo Forno di Falzè di Trevignano), hanno interpretato il giusto pane
per un incontro a convivio del tutto particolare, con la consueta creatività.

domenica 9 giugno 2013

Tre regioni a convivio al ristorante al Molin


La serata che si svolge lunedì 10 giugno al ristorante pizzeria al Molin, nel quadro delle iniziative di informazione del VI Festival Europeo del Gusto, è dedicata ad una riflessione sui temi dell'informazione radiofonica e online.
Il menù è il frutto di una sapiente combinazione di temi enogastronomici regionali, in omaggio agli ospiti del Festival che, complessivamente, provengono da dieci paesi europei e dieci regioni italiane.
Si parte dalla degustazione di tranci di pizza interpretati con le eccellenze del territorio. Poi vanno di scena le pappardelle del Pastificio Columbro ( Fano, Marche) con un ragù di cinghiale. Il secondo è dedicato ad una ricetta locale tradizionale : il pastin. Chiudono i dolci, di sicura interpretazione artigianale.
I vini che accompagnano la serata sono i vini delle Cantine Sebastianelli di Guardia Sanframondi
(Benevento, Campania), presentati dall'enologo Domenico Sebastianelli.
Insomma, tre regioni a convivio !


sabato 8 giugno 2013

La pasta Columbro (Fano) al ristorante al Molin

Passione e tradizione

Una ricerca accurata delle materie prime rigorosamente di alta qualità, una preziosa esperienza di oltre trentacinque anni di lavorazione delle varie tipologie di pasta ed una grande professionalità, fanno del pastificio Columbro una delle realtà produttive più qualificate e ricercate del nostro settore.

Il Pastificio Columbro nasce nel 1972 grazie ad Acrisio Nicola Columbro e la moglie Iris Ghiandoni. Acrisio Columbro, cugino di Marco Columbro, lavorava in quel periodo come agente per grandi aziende di Pasta. Poi, la sua grande passione per la pasta, Lo spinse ad impiantare un’azienda di produzione propria. Gli inizi furono molto duri, ma col tempo le cose andarono sempre meglio. Iniziò così il percorso lavorativo di Acrisio Columbro e della sua famiglia verso la produzione e la distribuzione di pasta di alta qualità. I macchinari, inizialmente presi a noleggio, vennero acquistati; al primo investimento ne seguirono altri ed Il Pastificio Columbro aumentò di dimensioni e di solidità economica anno per anno.

Una strada difficile, visto la competitività di un mercato sempre più orientato ad offrire prodotti costruiti sul prezzo e la quantità a discapito della qualità. Ma nel tempo, questa strada coraggiosamente intrapresa da Acrisio Columbro e la sua famiglia, ha ricevuto consensi ed apprezzamenti da parte dei consumatori ed una sempre maggiore richiesta da parte del mercato.

La pasta prodotta dal Pastificio Columbro è particolarmente apprezzata dagli attenti consumatori del mercato biologico, poichè l’accurata lavorazione porta a valorizzare al massimo, sia il sapore che le qualità nutrizionali insite nel prodotto stesso.

Oggi, l’azienda ha raggiunto volumi considerevoli e nonostante le dimensioni (oltre 4000 mq di magazzini e laboratori), le caratteristiche di artigianalità sono rimaste intatte. Inoltre, tutti gli investimenti fatti sul miglioramento tecnologico, hanno sempre comunque evidenziato e mantenuto in primo piano la qualità del prodotto. Sono sempre presenti e vigili a lavorare in azienda sia i genitori, Iris ed Acrisio, sia i figli Rosario ed Andrea che erediteranno questo straordinario progetto, dove passione, tradizione, ricerca e storia si sono uniti per trasformare un sogno in realtà.

FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE


Si vive in questa realtà artigiana, un perfetto connubio fra tradizione ed innovazione tecnologica. I prodotti che nascono in queste lavorazioni esprimono la storia di una famiglia in cui due generazioni sono impegnate alla conservazione ed allo sviluppo di uno stesso progetto: diffondere il valore del cibo sano e della tradizione pastaia, legandoli ad una accurata e sana ricerca tecnologica che consenta la lavorazione di paste speciali di difficile realizzazione.




Il ristorante pizzeria al Molin propone la trota salmonata del Friuli

Il ristorante pizzeria al Molin proporrà fra gli ingredienti dedicati all'acqua, la trota salmonata affumicata e la renga di FriulTrota.

"La nostra azienda nasce nel 1970 per volontà di Giuseppe Pighin, da sempre appassionato di pesca e di cose genuine. Quel laghetto che allora era nato solo come un hobby, lentamente e con grande passione e dedizione è diventato il nostro mestiere, ed il laghetto si è trasformato in un allevamento diverso da qualsiasi altro; questo perché il nostro obiettivo principale era di valorizzare una trota genuina, particolare, allevata da noi con procedure non convenzionali per garantire la qualità e la salubrità del prodotto.
Per ottenere il massimo in qualità abbiamo preservato le caratteristiche ambientali originarie: tanta acqua corrente, bassissima densità del pesce, alimentazione naturale e non forzata integrata in modo da ottenere carni compatte e saporite e rispetto dei tempi naturali di crescita.

Questo ci ha permesso di ricreare un habitat naturale dove le trote salmonate raggiungono gli 8-10 kg di peso in 7-8 anni! Dopodiché, per andare incontro alle esigenze di mercato, abbiamo pensato di andare oltre al semplice allevamento e di creare un prodotto pronto e confezionato. Attraverso la ricerca di metodi di lavorazione tradizionali, abbiamo creato la "Regina di San Daniele", la nostra trota salmonata affumicata, e da li' tutta una serie di prodotti.
Tutte le nostre specialità, oltre ad essere pronte all'uso e di facile utilizzo, si distinguono per la bontà e per la genuinità che le rende leggere e digeribili; per questo la nostra azienda, nata da una passione personale, è diventata leader nel settore per la bontà e la naturalezza dei suoi prodotti."
Lunedì 10 giugno l'Associazione l'Altratavola, sotto il Patrocinio della Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto, promuove a convivio le iniziative di informazione legate alla rassegna Sapori d'Europa.
Il menù prevede uno 'scambio' fra Veneto, Campania e Marche, così come è nello spirito del VI Festival Europeo del Gusto. La serata sarà documentata in diretta radiofonica.
Si parte con la pizza di casa, per poi passare alle pappardelle del pastificio Columbro (Fano), con ragù di cinghiale e al pastin (piatto tipico delle montagne bellunesi e feltrine) con polenta. Accompagneranno la serata i vini delle Cantine Sebastianelli di Guardia Sanframondi (Bn), presentati dall'enologo Domenico Sebastianelli.


Passione e tradizione

Una ricerca accurata delle materie prime rigorosamente di alta qualità, una preziosa esperienza di oltre trentacinque anni di lavorazione delle varie tipologie di pasta ed una grande professionalità, fanno del pastificio Columbro una delle realtà produttive più qualificate e ricercate del nostro settore.

Il Pastificio Columbro nasce nel 1972 grazie ad Acrisio Nicola Columbro e la moglie Iris Ghiandoni. Acrisio Columbro, cugino di Marco Columbro, lavorava in quel periodo come agente per grandi aziende di Pasta. Poi, la sua grande passione per la pasta, Lo spinse ad impiantare un’azienda di produzione propria. Gli inizi furono molto duri, ma col tempo le cose andarono sempre meglio. Iniziò così il percorso lavorativo di Acrisio Columbro e della sua famiglia verso la produzione e la distribuzione di pasta di alta qualità. I macchinari, inizialmente presi a noleggio, vennero acquistati; al primo investimento ne seguirono altri ed Il Pastificio Columbro aumentò di dimensioni e di solidità economica anno per anno.

Una strada difficile, visto la competitività di un mercato sempre più orientato ad offrire prodotti costruiti sul prezzo e la quantità a discapito della qualità. Ma nel tempo, questa strada coraggiosamente intrapresa da Acrisio Columbro e la sua famiglia, ha ricevuto consensi ed apprezzamenti da parte dei consumatori ed una sempre maggiore richiesta da parte del mercato.

La pasta prodotta dal Pastificio Columbro è particolarmente apprezzata dagli attenti consumatori del mercato biologico, poichè l’accurata lavorazione porta a valorizzare al massimo, sia il sapore che le qualità nutrizionali insite nel prodotto stesso.

Oggi, l’azienda ha raggiunto volumi considerevoli e nonostante le dimensioni (oltre 4000 mq di magazzini e laboratori), le caratteristiche di artigianalità sono rimaste intatte. Inoltre, tutti gli investimenti fatti sul miglioramento tecnologico, hanno sempre comunque evidenziato e mantenuto in primo piano la qualità del prodotto. Sono sempre presenti e vigili a lavorare in azienda sia i genitori, Iris ed Acrisio, sia i figli Rosario ed Andrea che erediteranno questo straordinario progetto, dove passione, tradizione, ricerca e storia si sono uniti per trasformare un sogno in realtà.

FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE


Si vive in questa realtà artigiana, un perfetto connubio fra tradizione ed innovazione tecnologica. I prodotti che nascono in queste lavorazioni esprimono la storia di una famiglia in cui due generazioni sono impegnate alla conservazione ed allo sviluppo di uno stesso progetto: diffondere il valore del cibo sano e della tradizione pastaia, legandoli ad una accurata e sana ricerca tecnologica che consenta la lavorazione di paste speciali di difficile realizzazione.



Passione e tradizione

Una ricerca accurata delle materie prime rigorosamente di alta qualità, una preziosa esperienza di oltre trentacinque anni di lavorazione delle varie tipologie di pasta ed una grande professionalità, fanno del pastificio Columbro una delle realtà produttive più qualificate e ricercate del nostro settore.

Il Pastificio Columbro nasce nel 1972 grazie ad Acrisio Nicola Columbro e la moglie Iris Ghiandoni. Acrisio Columbro, cugino di Marco Columbro, lavorava in quel periodo come agente per grandi aziende di Pasta. Poi, la sua grande passione per la pasta, Lo spinse ad impiantare un’azienda di produzione propria. Gli inizi furono molto duri, ma col tempo le cose andarono sempre meglio. Iniziò così il percorso lavorativo di Acrisio Columbro e della sua famiglia verso la produzione e la distribuzione di pasta di alta qualità. I macchinari, inizialmente presi a noleggio, vennero acquistati; al primo investimento ne seguirono altri ed Il Pastificio Columbro aumentò di dimensioni e di solidità economica anno per anno.

Una strada difficile, visto la competitività di un mercato sempre più orientato ad offrire prodotti costruiti sul prezzo e la quantità a discapito della qualità. Ma nel tempo, questa strada coraggiosamente intrapresa da Acrisio Columbro e la sua famiglia, ha ricevuto consensi ed apprezzamenti da parte dei consumatori ed una sempre maggiore richiesta da parte del mercato.

La pasta prodotta dal Pastificio Columbro è particolarmente apprezzata dagli attenti consumatori del mercato biologico, poichè l’accurata lavorazione porta a valorizzare al massimo, sia il sapore che le qualità nutrizionali insite nel prodotto stesso.

Oggi, l’azienda ha raggiunto volumi considerevoli e nonostante le dimensioni (oltre 4000 mq di magazzini e laboratori), le caratteristiche di artigianalità sono rimaste intatte. Inoltre, tutti gli investimenti fatti sul miglioramento tecnologico, hanno sempre comunque evidenziato e mantenuto in primo piano la qualità del prodotto. Sono sempre presenti e vigili a lavorare in azienda sia i genitori, Iris ed Acrisio, sia i figli Rosario ed Andrea che erediteranno questo straordinario progetto, dove passione, tradizione, ricerca e storia si sono uniti per trasformare un sogno in realtà.

FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE


Si vive in questa realtà artigiana, un perfetto connubio fra tradizione ed innovazione tecnologica. I prodotti che nascono in queste lavorazioni esprimono la storia di una famiglia in cui due generazioni sono impegnate alla conservazione ed allo sviluppo di uno stesso progetto: diffondere il valore del cibo sano e della tradizione pastaia, legandoli ad una accurata e sana ricerca tecnologica che consenta la lavorazione di paste speciali di difficile realizzazione.
 

sabato 1 giugno 2013

Guardia Sanframondi : un borgo medievale in collina

Guardia Sanframondi è un comune italiano di 5.341 abitanti della provincia di Benevento in Campania.

Territorio

Guardia Sanframondi dista dal suo capoluogo di provincia circa 28 km e fa parte della Comunità Montana del Titerno. Si presenta come un caratteristico borgo medievale dominante l'intera Valle Telesina. Il suo territorio è quasi esclusivamente collinare per cui offre un ottimo clima e suggestivi panorami; solo la parte meridionale, che protende verso il corso del Fiume Calore, è pianeggiante. Le aree in quota sono caratterizzate da boschi di conifere e querce, per il resto il territorio guardiese è dominato da vaste distese di vigneti e oliveti.

Geologia

Il territorio guardiese è caratterizzato da un complesso geolitologico arenaceo-calcareo-argillitico, costituito da una successione di argilliti policrome, calcareniti e calciruditi, e arenarie; tale complesso può includere litologie e/o successioni litologiche prevalentemente argillose e marnose-calcaree.
Classificazione sismica: Zona 1 "Alta sismicità", (Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003, aggiornato al 16/01/2006).

Idrografia

Il comune di Guardia S. è attraversato da diversi corsi d'acqua a carattere torrentizio:
  • Torrente Seneta; affluente del Rio Grassano;
  • Torrente Ratello, a poche decine di metri dalla sua sorgente inizia il suo percorso ipogeo, ritorna in superficie solo dopo aver attraversato l'intero centro abitato nei pressi di Via Costarella, punto in cui è possibile ammirare suggestivi panorami;
  • Rio Capuano.

Storia

Salita Monte dei Pegni.
Portici nel centro storico.
Diverse sono le opinioni degli studiosi circa le origini della cittadina, che alcuni fanno risalire ad epoca romana o sannita, altri ad epoca longobarda, altri ancora al periodo normanno. È certo che questo territorio è stato abitato fin da tempi antichissimi. A testimonianza del fatto diversi ritrovamenti di manufatti litici del paleolitico inferiore in contrada Starze e in contrada Limata nel vicino comune di San Lorenzo Maggiore, (un’“amigdala” di tipo chelleano conservata nel Museo della Società Antropologica di Parigi). Altri manufatti in pietra di età neolitica sono stati ritrovati nella Grotta Sant'Angelo: gli scavi diretti dal locale antropologo Abele De Blasio nel 1896 portarono alla luce cocci di creta, una punta di lancia silicea, frammenti di ossa animali. La suddetta grotta fu dimora dell'uomo anche nella successiva età del bronzo, come dimostra il ritrovamento di asce di bronzo, monili vari, punte di lancia, fibule, un rasoio, uno scarnatoio o scarificatore, un ago da cucire, quattro ciondoli. A testimonianza dell'età del ferro ci sono in particolare un dolmen, cioè un monumento sepolcrale, una punta di lancia di ferro, due fusaiole, dei menhir (questi ultimi purtroppo abbattuti ed andati perduti).
A favore della tesi romana o sannita viene citata la favorevole posizione geografica, ideale per qualsiasi insediamento di carattere militare; di fatti alcuni studiosi pensano di ubicare l’antica città di Fulfulae proprio sulle pendici del Monte Ciesco. L'ipotesi longobarda è strettamente legata alla suddivisione della loro società in liberi, nobili proprietari terrieri, soldati di diritto detti arimanni, i cosiddetti aldii, ed infine i servi; a quest'ultima categoria appartenevano gli abitanti delle campagne obbligati a lavorare per i propri padroni. In ogni contado si ebbero corti, condome, masse, vichi e casali. Tra i vichi, in alcuni vecchi trattati, viene nominato Vico Fremondo o Vico San Fremondo che corrisponderebbe all’odierna Guardia Sanframondi. In seguito la località assunse il nome di Warda, che significarebbe luogo di guardia o di vedetta, in quanto il Vico San Fremondo rispondeva bene a tale scopo: dalla collina guardiese si riesce a controllare l’intera Valle del medio e basso corso del fiume Calore fino alla piana a ridosso Maddaloni.
I Longobardi iniziarono la fortificazione del centro abitato, per attaccare con maggior vigore il nemico e per difendersi altrettanto prontamente. A quest'epoca sarebbe da attribuire la costruzione dell'antico Castello, anche se altre fonti ammettono che la costruzione sia stata commissionata intorno al 1139 da Raone, capostipite dei Sanframondo. Dopo la parentesi saracena, che comportò grave scompiglio anche nel Ducato di Benevento, l'antica Warda longobarda passò sotto il dominio Normanno. Questo popolo, secondo altre ipotesi, diede il nome al paese, in quanto, nel 1151, troviamo signore di Guardia, di Cerreto e di altre terre, tale Guglielmo Sanframondo. Il paese fu, inoltre, teatro della sconfitta dei Normanni ad opera del prode Longobardo Landulfo della Greca (1113). Ai Normanni si avvicendarono prima gli Svevi e poi gli Angioini, che dopo oltre un secolo e mezzo furono scalzati dagli Aragonesi. Parlando della famiglia Sanframondo, che resse tra alterne vicende il paese dal 1088 circa al 1460, alcuni sostengono che siano stati di origine angioina, e cioè che siano venuti in Italia con Carlo I d'Angiò (difatti il paese viene citato nel Catasto del 1268 voluto da Carlo I d'Angiò, in cui viene già chiamata Guardia Sancti Fraymundi); altri studiosi, come De Lellis e De Blasio, ritiengono che siano normanni e che proprio da quel Castello presero il nome Sanframondo.
Nel 1469 alla famiglia Sanframondo succedettero i Carafa, duchi di Maddaloni, e la loro dominazione durerà fino al 1806, anno in cui fu proclamata dai francesi l'abolizione del feudalesimo. Nel corso dei secoli il paese fu colpito anche da alcune catastrofi naturali, tra cui ricordiamo il terremoto del 1456, che comportò notevoli danni e numerose vittime, e quello ancor più disastroso del 1688 che lo distrusse quasi completamente mietendo circa 1200 vittime. Guardia venne ricostruita nello stesso posto, grazie alla tenacia e alla volontà dei suoi abitanti. Nel XVIII secolo divenne un fiorente centro della concia delle pelli, che lo rese celebre tanto da essere appellato Guardia "delle sole". Nel 1810, la commissione feudale riconobbe all'universitas guardiese la proprietà della "montagna di Guardia" e abolì i diritti baronali. Nel 1811, in età murattiana, il paese fece parte del distretto di Piedimonted’Alife, nel 1861 fu annesso alla neonata Provincia di Benevento.
Del XX secolo va ricordato il periodo della Seconda Guerra Mondiale: Guardia Sanframondi come tutti i comuni della zona viene duramente colpito dai bombardamenti. Numerosi sono i caduti sia militari che civili. In loro memoria è posta sulla facciata della Chiesa di San Sebastiano una lapide riportante l’elenco delle vittime. Successivamente è stato costruito in Viale degli Eroi un piccolo sacrario, composto da una cappella alla cui guardia sono stati posti due vecchi cannoni. Negli anni ’60 e ’80 è un paese in continua crescita, tanto da diventare il centro più importante della Valle Telesina. Gli ultimi anni del XX secolo segnano il declino, dovuto ai classici problemi dei paesi del meridione d’Italia: disoccupazione e relativa emigrazione.

Monumenti e luoghi di interesse

Il centro storico, sviluppatosi attorno al Castello, è stato in parte abbandonato a seguito del terremoto del 1980, conservando ancora intatti alcuni scorci medievali. Vi sono diverse e pregevoli chiese barocche anche se l'abbandono degli anni passati ha recato qualche danno all'enorme patrimonio artistico del paese, che per il suo aspetto tipicamente medievale rimane uno dei più suggestivi centri della cultura sannitica. Infatti, ad eccezione del Santuario dell'Assunta e della Chiesa di San Sebastiano, le altre architetture religiose sono in gran parte in degrado (Convento e Chiesa di San Francesco, Chiesa di San Rocco, Chiesa di San Leonardo) mentre la Chiesa dell'Ave Gratia Plena, seppur restaurata, è stata oggetto di diversi vandalismi. Lo stesso Museo degli argenti è stato chiuso a seguito dei numerosi furti susseguitisi negli anni.

Architetture religiose

Santuario-basilica dell'Assunta



È una chiesa in stile barocco, a croce latina e a tre navate. La facciata si presenta in maniera semplice e modesta, mentre l'interno è ricco e maestoso. Alla fine di ciascuna navata si aprono tre cappelle dedicate rispettivamente al SS. Sacramento, a San Filippo Neri e all'Assunta. La navata centrale, ornata da pregevoli stucchi, è delimitata da due ordini di quattro archi sorretti da cinque colonne di pietra. La statua lignea che raffigura la Vergine è un'elegante scultura databile agli inizi del X secolo e rappresenta una Madonna con Bambino. Annesso alla chiesa è l'Oratorio dei Padri Filippini.

Chiesa dell'Annunciata-Ave Gratia Plena

Scorcio del centro storico con in fondo il campanile della Chiesa dell'Annunciata-Ave Gratia Plena.

Leone scolpito alla base del campanile della Chiesa dell'Annunciata-Ave Gratia Plena.
Antico edificio di culto edificato nel XV secolo e rifatto in periodo barocco. Conserva un pregevole soffitto intagliato e dorato, originariamente anche affrescato. Attualmente non è visitabile ma i diversi dipinti, alcuni del Matteis, sono conservati nell'Oratorio dei Filippini. Il campanile è in pietra locale a cinque ordini con cupolino a cipolla rivestito da embrici maiolicati cerretesi giallo e verdi. Alla base sono delle sculture medievali di riporto.

Chiesa di San Sebastiano


Voluta dai fabbricanti di suole nel '500, venne successivamente ampliata ed abbellita. L'attuale struttura ha un aspetto settecentesco con uno sfarzoso interno barocco ricco di stucchi dorati, affreschi del De Matteis nella volta e dipinti di autori locali e napoletani.

Altre architetture religiose

Il Castello visto dall'Oratorio dei Filippini.
L'incuria e l'abbandono dell'antico Convento di San Francesco.
Particolare del portale della Chiesa di San Rocco.

Architetture militari

Castello medievale dei Sanframondo

La struttura originaria, presumibilmente voluta dal normanno Raone di Sanframondo nel 1139, fu più volte rimaneggiata e trasformata nei secoli che seguirono. A sud fu eretta la cinta merlata divisa in cortine, con quattro torri merlate e, nella parte centrale, fu costruito il palazzo feudale con il mastio, mentre ad est fu scavato il fossato con il ponte levatoio. Anche se non era di vaste proporzioni, il castello poteva essere considerato come un forte dove una guarnigione bene armata, poteva dare filo da torcere al nemico.
Il tempo, le catastrofi e le intemperie lo hanno deteriorato notevolmente: il terremoto del 1456 arrecò i primi danni che furono rimediati solo parzialmente dalla ricostruzione ad opera degli Aragonesi nel 1461. Nel 1469 il castello fu affidato ai Carafa che lo tennero fino al 1806. Quando il feudalesimo fu abolito, rimase come dimora degli schiavi addetti alla coltivazione delle terre, che non ne ebbero più cura.
Solo nel XX secolo dopo cinque anni di restauro, realizzato in base alle notizie dateci da un manoscritto del Pingue (1702), nonché dallo studio dei ruderi esistenti, la ricostruzione di questa fortezza ha permesso il recupero dalle rovine di due grandi ambienti, dei quali uno è sede del Museo delle Farfalle l'altro di una panoramica sala convegni. Nell'enorme terrazzo, che sovrasta l'intera vallata, è stato allestito un teatro all'aperto, cornice di numerose manifestazioni nel periodo estivo, mentre nella parte inferiore, immediatamente dopo il cancello di ingresso, trova spazio un grazioso giardino pensile e un ulteriore terrazzo che permette di meglio osservare le vallate del Titerno e del medio Volturno e il massiccio del Matese. Oggi il castello è il fulcro della vita culturale del paese in quanto sede di importanti manifestazioni: dalle rassegne teatrali e cinematografiche a quelle musicali, dalle mostre d'arte e quelle fotografiche.

L'azienda vinicola Sebastianelli presenta i vini del Sannio al VI Festival Europeo del Gusto

Il ristorante pizzeria al Molin di Alano di Piave ospiterà l'incontro a convivio del VI Festival Europeo del Gusto per conoscere i vini di Guardia Sanframondi (Benevento).
Ospite della serata sarà Domenico Sebastianelli, enologo delle Cantine Sebastianelli.




428 metri sul livello del mare, lungo la via Sannitica, si incontra l'abitato di Guardia Sanframondi. Il paese, situato sulle pendici meridionali del Matese, è costruito sopra una roccia calcarea, sulla cui sommità si ergono i resti di un antico castello.
Chi dall’alto di Guardia Sanframondi gira intorno lo sguardo, ammira uno dei più bei panorami d'Italia. Le campagne, festonate di viti e ricche di alberi di olivo, degradano dolcemente verso la valle del basso Calore, il fiume che serpeggia fra i campi feraci. E quando, al tramonto, il sole cala dietro il Monte Acero, si ha tutta una fantasmagoria di luci e una sinfonia di colori.
A sud giganteggia la massa imponente del Taburno, il monte che Virgilio ci descrive come pingue di pascoli al sommo e di pregiati olivi al fianco. Il panorama si estende a perdita d’occhio in tutta la sua imponenza e grandiosità di bellezza ad una delle regioni più fertili d’Italia.



Azienda Vinicola Sebastianelli fu fondata nel 1972 da Silvio Sebastianelli nel centro dello storico paese di Guardia Sanframondi. Inizialmente l’azienda produceva esclusivamente vini venduti allo stato sfuso, ai quali successivamente affiancò la vendita in dame da 5 litri (1980).
Nel 1993 iniziarono i lavori di costruzione della nuova sede in Località Vassallo, dove poi l’azienda si trasferì definitivamente nel 1995. Il nuovo stabilimento fu dotato dal primo momento delle più moderne tecnologie per poter ottenere vini di alta qualità (pulizia dei mosti con mezzi fisici, fermentazioni a temperatura controllata, refrigerazione dei vini, ecc).
Dal 1995 l’Azienda Vinicola Sebastianelli ha investito con impegno e con passione sulla qualità del prodotto, apportando continui aggiornamenti dei processi di selezione e lavorazione delle uve.
Nel 2009, alla fine di un lungo periodo di perfezionamento, è stata lanciata la prima linea di vino imbottigliato di alta qualità.
Sannio DOC Aglianico
L'Aglianico DOC Sannio è ottenuto da uve provenienti dalle colline del Sannio, lavorate a temperatura controllata per dare vita ad un vino corposo dotato di una notevole struttura tannica e caratterizzato da note aromatiche di frutti rossi.

Il Piedirosso DOC Sannio è ottenuto esclusivamente da uve dell'omonimo vitigno provenienti dalle colline del Sannio, lavorate sapientemente per esaltare la tipicità di tale vino caratterizzato da note aromatiche di frutti rossi.


I vini bianchi
Sannio DOC Fiano
Il Fiano DOC Sannio è ottenuto dall'omonimo vitigno proveniente dalle colline del Sannio, lavorate sapientemente per esaltare la tipicità di tale vino caratterizzato da aromi di fiori bianchi, mela e frutta secca.
Il Greco DOC Sannio è ottenuto dall'omonimo vitigno proveniente dalle colline del Sannio, lavorate sapientemente per esaltare la tipicità di tale vino caratterizzato da aromi floreali, di frutta matura e miele.
Sannio DOC Falanghina
La Falanghina DOC Sannio è ottenuto dall'omonimo vitigno proveniente dalle colline del Sannio e lavorate a freddo per dare vita ad un vino caratterizzato da aromi di frutti tropicali e fiori bianchi.

 


martedì 30 aprile 2013

TROTA E SALUTE

Perché i giapponesi e gli eschimesi muoiono meno di malattie dovute a problemi cardiocircolatori rispetto al resto della popolazione mondiale? La risposta é semplice: perché mangiano tanto pesce! Tutto questo é emerso da delle importanti statistiche ottenute a livello internazionale. Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, come mai da una dieta ricca di pesce si possano trarre dei benefici cosi’ importanti. E’ presto detto: il pesce é ricco di particolari grassi polinsaturi di vitale importanza per mantenere fluido il sangue e per garantirne una buona circolazione. Questi grassi hanno un nome: OMEGA 3.
Gli OMEGA 3 non vengono sintetizzati naturalmente dal nostro organismo. Possono essere assunti attraverso appositi prodotti farmaceutici, come integratori dietetici, ma questi non sono necessari se invece si segue una dieta a base di alimenti ricchi di OMEGA 3. In particolare la trota da noi prodotta contiene grassi polinsaturi in quantità decisamente maggiore rispetto ad altre; questo perché l’intervallo di tempo tra quando il pesce viene pescato e quando viene lavorato é molto breve.
Questi grassi apportano notevoli benefici al nostro organismo nella prevenzione e nella cura di varie malattie:
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malattie cardiovascolari: diminuiscono il rischio di infarti, trombosi, ischemie, eccetera, e favoriscono la ripresa fisica nel caso in cui essi si verifichino;
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colesterolo: ne mantengono i livelli alla normalità;
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tumori: aiutano a prevenirne la formazione;
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arteriosclerosi: aiutano a prevenire i disturbi cerebrali degenerativi legati all’invecchiamento;
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depressione: è stato dimostrato che gli OMEGA 3 funzionano anche come antidepressivi;
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malattie della pelle: hanno un effetto benefico nei casi di psoriasi, acne, eczema atopico e in genere negli stati di irritazione dell’epidermide;
- nei casi di
artrite reumatoide hanno un’azione preventiva;
- diminuiscono le
aritmie cardiache, la pressione arteriosa e le attività infiammatorie;
- nelle donne in stato di
gravidanza migliora le performances neurovisive dei futuri nascituri; l’apporto di grassi polinsaturi è importante nella prima infanzia, per un migliore sviluppo del cervello e della retina.
Da tutto ciò é facile dedurre che un costante consumo di OMEGA 3 diventa essenziale per il proprio benessere, e la nostra trota, essendone estremamente ricca, diventa il prodotto ideale per chi tiene alla propria salute. D’altronde, come dimostrano varie ricerche e varie statistiche, mangiando pesce almeno due volte alla settimana, il rischio di malattie cardiovascolari si dimezza. A questo punto pensiamo che non serva aggiungere altro per farvi capire che la nostra trota, oltre ad essere una delizia per il palato, é soprattutto un sinonimo di salute!

Friultrota propone i suoi prodotti al ristorante pizzeria Al Mulin


Il ristorante pizzeria Al Molin propone nelle serate dedicate ai temi dell'Acqua al VI Festival Europeo del Gusto la trota salmonata affumicata e l'arenga  affumicata di FriulTrota.


"La nostra azienda nasce nel 1970 per volontà di Giuseppe Pighin, da sempre appassionato di pesca e di cose genuine. Quel laghetto che allora era nato solo come un hobby, lentamente e con grande passione e dedizione è diventato il nostro mestiere, ed il laghetto si è trasformato in un allevamento diverso da qualsiasi altro; questo perché il nostro obiettivo principale era di valorizzare una trota genuina, particolare, allevata da noi con procedure non convenzionali per garantire la qualità e la salubrità del prodotto.
Per ottenere il massimo in qualità abbiamo preservato le caratteristiche ambientali originarie: tanta acqua corrente, bassissima densità del pesce, alimentazione naturale e non forzata integrata in modo da ottenere carni compatte e saporite e rispetto dei tempi naturali di crescita.

Questo ci ha permesso di ricreare un habitat naturale dove le trote salmonate raggiungono gli 8-10 kg di peso in 7-8 anni! Dopodiché, per andare incontro alle esigenze di mercato, abbiamo pensato di andare oltre al semplice allevamento e di creare un prodotto pronto e confezionato. Attraverso la ricerca di metodi di lavorazione tradizionali, abbiamo creato la "Regina di San Daniele", la nostra trota salmonata affumicata, e da li' tutta una serie di prodotti.
Tutte le nostre specialità, oltre ad essere pronte all'uso e di facile utilizzo, si distinguono per la bontà e per la genuinità che le rende leggere e digeribili; per questo la nostra azienda, nata da una passione personale, è diventata leader nel settore per la bontà e la naturalezza dei suoi prodotti."



La Pasta di Gragnano al ristorante pizzeria al Molin

Giovedì 20 giugno il ristorante pizzeria al Molin dedicherà la serata a 'Pasta & Pizza', in occasione del VI Festival Europeo del Gusto che si tiene in Alano di Piave.

La scelta non poteva non previlegiare la Pasta di Gragnano.
La Pasta di Gragnano è un prodotto alimentare - ottenuto dall’impasto della semola di grano duro con acqua della falda acquifera locale - prodotto su tutto il territorio del comune di Gragnano in provincia di Napoli.

Storia

La produzione della pasta risale alla fine del XVI secolo quando comparirono i primi pastifici a conduzione familiare. Fino al XVII secolo era un alimento poco diffuso ma, a seguito della carestia che colpì il Regno di Napoli, divenne un alimento fondamentale grazie alle sue qualità nutritive e per l'invenzione che consentiva di produrre pasta, detta oro bianco[1],a basso costo pressando l'impasto attraverso le trafile[2]. I terreni ideali per consentire la produzione furono Gragnano e Napoli, grazie ai loro microclima composti da vento, sole e giusta umidità[3]. Proprio gli abitanti del Regno di Napoli furono i primi a dare delle svolte importanti alla produzione di pasta, e nel 1861 all'apice della produzione della pasta c'erano gli stabilimenti di Gragnano. I gragnanesi, in quel periodo, furono i maggiori importatori di pasta nel mondo in particolare nella vendita dei maccheroni[4]. Grazie alla sua leggendaria tradizione, Gragnano divenne la patria della pasta celebrata da scrittori, storici e poeti. Uno dei tanti artisti che celebrarono le doti e le qualità degustative della pasta di Gragnano fu il poeta Gennaro Quaranta il quale compose Maccheronata, una poesia in risposta al pessimismo del poeta recanatese Giacomo Leopardi. La poesia integrale diceva così:
« E tu fosti infelice e malaticcio, o sublime Cantor di Recanati,
che bestemmiando la Natura e i Fati, frugavi dentro te con raccapriccio.
Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio, né gli occhi tuoi lucenti ed incavati,
perché... non adoravi i maltagliati, le frittatine all'uovo ed il pasticcio!
Ma se tu avessi amato i Maccheroni più de' libri, che fanno l'umor negro,
non avresti patito aspri malanni... E vivendo tra i pingui bontemponi
giunto saresti, rubicondo e allegro, forse fino ai novanta od ai cent'anni...
 »
Il 12 luglio del 1845 il re del Regno di Napoli Ferdinando II di Borbone, durante un pranzo, concesse ai fabbricanti gragnanesi l'alto privilegio di fornire la corte di tutte le paste lunghe, e così che per tutti, da allora, Gragnano diventò la città dei maccheroni[5].

Una tradizione secolare a Gragnano

Gragnano è un borgo antico, fondato intorno all’89 d.c., da molti secoli famoso per essere uno dei migliori luoghi per la produzione della pasta secca di grano duro. Questa tradizione ha origini molto lontane, che ci rimandano al tempo dei romani. Già in quel periodo nel territorio gragnanese si macinava il grano: le acque del torrente Vernotico, che scendevano lungo la cosiddetta Valle dei Mulini, azionavano le pale che macinavano le messi in arrivo via mare dalle colonie romane. Le farine così ottenute venivano poi trasformate nel pane che doveva nutrire le città limitrofe di Pompei, Ercolano e Stabiae.[6]
Col passare del tempo, la necessità per le classi povere di avere un minimo di scorte alimentari fece nascere una nuova produzione, quella della pasta secca, realizzata con le semole di grano duro macinate in zona.
Questa attività diventò rapidamente una tradizione così importante e radicata che nel ’500 a Napoli venne costituita la corporazione dei “vermicellari” e nello stesso periodo un editto del Re di Napoli conferì la licenza di vermicellaro a un gragnanese.
Già all’inizio dell’800 la città di Gragnano era diventata celebre per la qualità dei suo maccheroni e si contavano la bellezza di 70 pastifici, ma è a metà del secolo che la produzione raggiunse il suo apice: in quel periodo il 75% della popolazione attiva lavorava nell’industria dei maccheroni, i pastifici erano più di 100 e producevano oltre 1000 quintali di pasta al giorno. Nei secoli i cambiamenti strutturali e architettonici della città andarono di pari passo con la produzione della pasta secca. Via Roma, il simbolo della pasta Gragnano, fu rimodellata per favorire la sua esposizione al sole, diventando così una sorta di essiccatoio naturale per la pasta.
Ancora oggi non è difficile trovare immagini d’epoca che mostrano la strada colorata di giallo per le canne di bambù sistemate su cavalletti che reggevano vermicelli e ziti posti ad asciugare. Nel 1885, inoltre, la rete ferroviaria raggiunse Gragnano per consentire un più rapido spostamento delle persone e soprattutto delle merci: grano, semola e pasta.
Nel XX secolo il confronto fra la produzione artigianale di Gragnano e la nascente industria del nord determinò una drastica diminuzione dei pastifici gragnanesi. Quelli che proseguirono la loro attività puntarono sulla qualità.

Le ragioni del successo – Perché Gragnano è un luogo perfetto per la pasta

Ma perché proprio Gragnano è diventata un distretto della pasta di qualità? Le chiavi del successo della pasta di Gragnano sono da ricercare nella secolare esistenza di un’industria molitoria, nella professionalità nella produzione della pasta secca in questo luogo e nelle favorevoli condizioni climatiche. Gragnano è un luogo naturalmente vocato per la produzione della pasta di grano duro. La città si sviluppa infatti su diversi livelli altimetrici, da 350 fino a quasi 600 metri, su un pianoro che si affaccia sul mare, nel vertice sud-est del Golfo di Napoli, ai piedi dei Monti Lattari. Questa zona, stretta fra le montagne e il mare, gode di un clima mite, equilibrato e leggermente umido per tutto l’anno, che permette di essiccare la pasta in maniera graduale. Inoltre, dalle sorgenti del Monte Faito sgorga un’acqua pura, povera di cloro, che i pastifici di Gragnano da sempre utilizzano per la produzione della pasta e che conferisce al prodotto finale caratteristiche inconfondibili. L’arte del fare la pasta è stata tramandata in questa terra di generazione in generazione e alcune tecniche sono ancora oggi determinanti per l’ottenimento di un prodotto di qualità: fra queste, in particolare, la trafila al bronzo, che conferisce alla pasta di Gragnano quella tipica rugosità che le permette di trattenere alla perfezione il condimento.

La Pasta di Gragnano oggi

A Gragnano produrre pasta è un’antica arte, patrimonio di storia, cultura, tradizioni e segreti. Nascere e vivere a Gragnano vuol dire essere pervasi, inebriati dai sapori e dai profumi esaltanti della semola di grano duro, della pasta che ne deriva e… come per magia... non ne puoi più fare a meno!!! Mario Moccia nostro padre, nel 1976, pur essendo un’importante e storico stagionatore di formaggi, non ha resistito al richiamo dell’essere di Gragnano… ed acquistò un pastificio famoso, ma in una profonda crisi, dedicando, “con non poche difficoltà, in un momento infelice per il mercato della pasta”, tutta la sua vita al restauro totale dell’edificio nel centro storico, alla costruzione del nuovo stabilimento, nonché al rilancio della pasta e dei suo marchi, alla nascita del primo consorzio dei pastifici di Gragnano: il COPAG, contribuendo in modo fattivo ed importante all’affermazione ed alla riqualificazione della pasta di Gragnano sui mercati di tutto il mondo. Dopo anni (dal 1994 anno in cui vendemmo il pastificio) per amore - per passione in onore di nostro padre, abbiamo rifondato il pastificio artigianale con una produzione di grande qualità.

I.G.P.

Uno dei successi del Consorzio Gragnano Città della Pasta è l’indicazione Geografica Protetta (IGP) Pasta di Gragnano. Il marchio è in fase di definizione a livello comunitario e fra poco sarà possibile apporre il simbolo alle paste che rispondono ai requisiti dell’I.G.P.[7]
Per l’IGP pasta di Gragnano è attiva la protezione transitoria a livello nazionale, in attesa che l'U.E. licenzi il marchio.
I requisiti per il marchio IGP sono i seguenti: la pasta deve essere prodotta all’interno del Comune di Gragnano solo con semola di grano duro e acqua delle falde acquifere locali. L’estrusione dell’impasto deve avvenire attraverso trafile in bronzo. L’essiccazione deve compiersi a una temperatura compresa tra i 40° e gli 80° C. Dopo il raffreddamento (entro 24 ore) la pasta deve essere confezionata, ma senza subire spostamenti, in modo che il prodotto si conservi alla perfezione.
Grazie al marchio comunitario la Pasta di Gragnano potrà essere tutelata da ogni tipo di contraffazione. L’IGP, infatti, garantisce la provenienza e la qualità del prodotto e, nel caso della pasta di Gragnano, ne testimonia la secolare tradizione.
Totò in Miseria e nobiltà (1954)
Totò in Miseria e nobiltà (1954)
 

La pasta Masciarelli al ristorante pizzeria al Molin

Tre saranno le serate che il ristorante pizzeria al Molin dedicherà al VI festival Europeo del Gusto.
Una di queste (giovedì 20 giugno), avrà come tema enogastronomico 'Pasta & Pizza'.
Verrà proposta la pasta di Masciarelli ( Abruzzo).

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Attestato

Clicca sull'immagine  
logo parco nazionale della maiella - abruzzo

Produciamo la pasta con le stesse tecniche dei nostri antenati: abbiamo conservato intatta la tradizione cui controlliamo il nostro prodotto dalle prime fasi di lavorazione fino alla vendita. Scegliamo semole speciali, ad alto contenuto  di glutine e  proteine, creiamo l'impasto con le migliori acque del Parco Nazionale della Majella. 
Mirando esclusivamente alla qualità del prodotto produciamo quantità limitate con trafile circolari in bronzo ed adottiamo una lunga essiccazione di 36 - 48 ore, utilizzando temperature bassissime che dai 40° ai 45°.  
Tutto questo per garantirvi l'invariabilità delle qualità organolettiche della semola, e per farvi assaporare il vero gusto di una pasta artigianale caratterizzata dalla sua tipica ruvidità e rugosità.
E' l'amore per questo vecchio mestiere l'eredità che ci hanno lasciato i nostri nonni ricordandoci ogni giorno che il nostro non è un lavoro ma una piccola arte. E come artisti, tramite la nostra opera, la pasta, vogliamo tramandarvi eternamente quegli antichi odori e sapori particolari che rendono unica la nostra Terra.
Noi Masciarelli, come attesta un certificato della Camera di Commercio, già nel 1867, eravamo "pastieri" a San Martino sulla Marrucina, prima di trasferirci nel 1913 a Pratola Peligna.
Dopo 38 anni di produzione nel vecchio pastificio ubicato al centro del paese, ci siamo trasferiti nel nuovo e più accogliente laboratorio dove locali e i macchinari sono a norma, ma dove si respira sempre un'aria carica di bontà e tradizioni antiche."

Il vino di Bruno Agostinetto al VI Festival Europeo del Gusto

Una delle aziende che verranno proposte al VI festival Europeo del Gusto presso il ristorante pizzeria al Molin sarà l'azienda della famiglia Agostinetto.

 La famiglia Agostinetto produce vino da quattro generazioni. La cantina, costruita alla fine dell'800, è una delle più vecchie della zona e mantiene ancor oggi la sua struttura originaria. Si trova nel piccolo borgo di Saccol ai piedi della bastia di Mondeserto. L'arte di produrre vino è stata trasmessa di padre in figlio fino ai giorni nostri, da vigneti coltivati con dedizione e rispetto per la terra. L'azienda nel corso degli anni si è evoluta, introducendo moderne tecniche di produzione, ma mantenendo intatta la tradizione di produrre Prosecco di altissima qualità.


AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO
AGOSTINETTO BRUNO

L'Azienda De Bacco a Seren del Grappa

L’azienda De Bacco affonda le sue radici agli inizi del 900, quando la viticoltura era una grande fonte di sostentamento per le famiglie Feltrine.
La produzione totale dell’area, in quegli anni, si attestava sui 30.000 ettolitri. Gran parte del vino prodotto, veniva esportato oltralpe in Austria alla corte Asburgica per le sue grandi caratteristiche di conservabilità. Purtroppo l’avvento della fillossera e delle malattie funginee,  le guerre e la disperata emigrazione sterminarono quasi tutte le superficie vitate. Grazie però alla tenacia e alla convinzione dei De Bacco le antiche varietà autoctone come Pavana, Gata e Bianchetta Fonzasina sono giunte fino ai giorni nostri. La storia di questa famiglia di viticoltori è stata caratterizzata da personalità forti e coraggiose come Bepi Vanduja e Piero Saca. Il primo attorno alla fine dell’800 diede vita al vigneto più antico lavorato tuttora dall’azienda. Mise a dimora sui ripidi conoidi calcarei del monte Aurin, preziose barbatelle dei generosi vitigni autoctoni. Con cura maniacale e ossessiva passione curava le proprie viti, addirittura rompendo a suon di martello ogni singolo sasso del terreno e dormendo in un piccolo rifugio in cima alla vigna sotto le crode dello Spiesa per cacciare eventuali ladri. La seconda importante personalità, Pietro De Bacco, soprannominato Piero Saca, nonno degli attuali proprietari dell’azienda Marco e Valentina De Bacco, diede un forte contributo al rinnovamento tecnologico delle vinificazioni. Assieme ai figli Domenico e Luigino capì infatti le straordinarie potenzialità di questi vitigni locali, spingendo verso forme di trasformazione moderne tralasciando quelle obsolete senza abbandonare però l’intensa e lunghissima tradizione. Con loro infatti hanno inizio le prime prove di rifermentazione in bottiglia della Bianchetta e le sapienti vinificazioni in rosso di Pavana e Gata. La svolta arriva però negli anni 2000 quando alla guida dell’azienda subentrano i fratelli Marco e Valentina, figli di Domenico. Forti dell’esperienza tramandata dai propri avi decidono di trasformare quello che fino a prima era poco più di una grande passione in una occupazione a tempo pieno. Rispettosi dei grandi sforzi compiuti in passato su questi difficili terreni rocciosi di montagna ripropongono in veste nuova gli antichi vini del Feltrino ponendosi l’obbiettivo di riportarli alle glorie passate, realizzando nuovi impianti ed aprendosi anche alla coltivazione di vitigni internazionali.

La Filosofia

Il punto di forza dell’azienda de bacco è costituito dal grande impegno manuale che Marco e Valentina mettono nel coltivare i vigneti. Le pratiche agronomiche sono svolte tutte a mano, visto che quasi la totalità dei vigneti ha una pendenza media del 65% ed il terreno è talmente ghiaioso da non essere percorribile nemmeno con i più moderni trattori. Le rese per ettaro sono molto limitate, da 30 a 80 quintali, per concentrare al massimo zuccheri e precursori aromatici, puntando tutto sulla qualità delle produzioni tralasciando le grandi quantità, evitando lo sfruttamento esasperato del suolo e preservando la sua naturale vitalità. L’azienda mette in pratica tecniche di difesa integrata, riducendo al minimo i trattamenti necessari. La vendemmia è sempre ed esclusivamente manuale ed in cassetta con maniacale selezione dei grappoli in vigneto, portando in cantina solo gli acini migliori. Le vinificazioni sono condotte in modo naturale con un sapiente ed attento controllo delle temperature. Le grandi acidità, tipiche delle nostre uve, permettono di limitare al minimo l’utilizzo dei solfiti, ottenendo un prodotto genuino e rispettoso della tradizione.

I Nostri Vini


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S.s. Agricola De Bacco

Via Quattro Sassi, 4Mappa Cantina De Bacco
32030 Seren Del Grappa
0439 44149
Orario Apertura:
Mar - Sab : 09:30-12:00 - 15:30-18:00