Territorio
Guardia Sanframondi dista dal suo capoluogo di provincia circa 28 km e fa parte della Comunità Montana del Titerno. Si presenta come un caratteristico borgo medievale dominante l'intera Valle Telesina. Il suo territorio è quasi esclusivamente collinare per cui offre un ottimo clima e suggestivi panorami; solo la parte meridionale, che protende verso il corso del Fiume Calore, è pianeggiante. Le aree in quota sono caratterizzate da boschi di conifere e querce, per il resto il territorio guardiese è dominato da vaste distese di vigneti e oliveti.Geologia
Il territorio guardiese è caratterizzato da un complesso geolitologico arenaceo-calcareo-argillitico, costituito da una successione di argilliti policrome, calcareniti e calciruditi, e arenarie; tale complesso può includere litologie e/o successioni litologiche prevalentemente argillose e marnose-calcaree.Classificazione sismica: Zona 1 "Alta sismicità", (Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003, aggiornato al 16/01/2006).
Idrografia
Il comune di Guardia S. è attraversato da diversi corsi d'acqua a carattere torrentizio:- Torrente Seneta; affluente del Rio Grassano;
- Torrente Ratello, a poche decine di metri dalla sua sorgente inizia il suo percorso ipogeo, ritorna in superficie solo dopo aver attraversato l'intero centro abitato nei pressi di Via Costarella, punto in cui è possibile ammirare suggestivi panorami;
- Rio Capuano.
Storia
Diverse sono le opinioni degli studiosi circa le origini della cittadina, che alcuni fanno risalire ad epoca romana o sannita, altri ad epoca longobarda, altri ancora al periodo normanno. È certo che questo territorio è stato abitato fin da tempi antichissimi. A testimonianza del fatto diversi ritrovamenti di manufatti litici del paleolitico inferiore in contrada Starze e in contrada Limata nel vicino comune di San Lorenzo Maggiore, (un’“amigdala” di tipo chelleano conservata nel Museo della Società Antropologica di Parigi). Altri manufatti in pietra di età neolitica sono stati ritrovati nella Grotta Sant'Angelo: gli scavi diretti dal locale antropologo Abele De Blasio nel 1896 portarono alla luce cocci di creta, una punta di lancia silicea, frammenti di ossa animali. La suddetta grotta fu dimora dell'uomo anche nella successiva età del bronzo, come dimostra il ritrovamento di asce di bronzo, monili vari, punte di lancia, fibule, un rasoio, uno scarnatoio o scarificatore, un ago da cucire, quattro ciondoli. A testimonianza dell'età del ferro ci sono in particolare un dolmen, cioè un monumento sepolcrale, una punta di lancia di ferro, due fusaiole, dei menhir (questi ultimi purtroppo abbattuti ed andati perduti).A favore della tesi romana o sannita viene citata la favorevole posizione geografica, ideale per qualsiasi insediamento di carattere militare; di fatti alcuni studiosi pensano di ubicare l’antica città di Fulfulae proprio sulle pendici del Monte Ciesco. L'ipotesi longobarda è strettamente legata alla suddivisione della loro società in liberi, nobili proprietari terrieri, soldati di diritto detti arimanni, i cosiddetti aldii, ed infine i servi; a quest'ultima categoria appartenevano gli abitanti delle campagne obbligati a lavorare per i propri padroni. In ogni contado si ebbero corti, condome, masse, vichi e casali. Tra i vichi, in alcuni vecchi trattati, viene nominato Vico Fremondo o Vico San Fremondo che corrisponderebbe all’odierna Guardia Sanframondi. In seguito la località assunse il nome di Warda, che significarebbe luogo di guardia o di vedetta, in quanto il Vico San Fremondo rispondeva bene a tale scopo: dalla collina guardiese si riesce a controllare l’intera Valle del medio e basso corso del fiume Calore fino alla piana a ridosso Maddaloni.
I Longobardi iniziarono la fortificazione del centro abitato, per attaccare con maggior vigore il nemico e per difendersi altrettanto prontamente. A quest'epoca sarebbe da attribuire la costruzione dell'antico Castello, anche se altre fonti ammettono che la costruzione sia stata commissionata intorno al 1139 da Raone, capostipite dei Sanframondo. Dopo la parentesi saracena, che comportò grave scompiglio anche nel Ducato di Benevento, l'antica Warda longobarda passò sotto il dominio Normanno. Questo popolo, secondo altre ipotesi, diede il nome al paese, in quanto, nel 1151, troviamo signore di Guardia, di Cerreto e di altre terre, tale Guglielmo Sanframondo. Il paese fu, inoltre, teatro della sconfitta dei Normanni ad opera del prode Longobardo Landulfo della Greca (1113). Ai Normanni si avvicendarono prima gli Svevi e poi gli Angioini, che dopo oltre un secolo e mezzo furono scalzati dagli Aragonesi. Parlando della famiglia Sanframondo, che resse tra alterne vicende il paese dal 1088 circa al 1460, alcuni sostengono che siano stati di origine angioina, e cioè che siano venuti in Italia con Carlo I d'Angiò (difatti il paese viene citato nel Catasto del 1268 voluto da Carlo I d'Angiò, in cui viene già chiamata Guardia Sancti Fraymundi); altri studiosi, come De Lellis e De Blasio, ritiengono che siano normanni e che proprio da quel Castello presero il nome Sanframondo.
Nel 1469 alla famiglia Sanframondo succedettero i Carafa, duchi di Maddaloni, e la loro dominazione durerà fino al 1806, anno in cui fu proclamata dai francesi l'abolizione del feudalesimo. Nel corso dei secoli il paese fu colpito anche da alcune catastrofi naturali, tra cui ricordiamo il terremoto del 1456, che comportò notevoli danni e numerose vittime, e quello ancor più disastroso del 1688 che lo distrusse quasi completamente mietendo circa 1200 vittime. Guardia venne ricostruita nello stesso posto, grazie alla tenacia e alla volontà dei suoi abitanti. Nel XVIII secolo divenne un fiorente centro della concia delle pelli, che lo rese celebre tanto da essere appellato Guardia "delle sole". Nel 1810, la commissione feudale riconobbe all'universitas guardiese la proprietà della "montagna di Guardia" e abolì i diritti baronali. Nel 1811, in età murattiana, il paese fece parte del distretto di Piedimonted’Alife, nel 1861 fu annesso alla neonata Provincia di Benevento.
Del XX secolo va ricordato il periodo della Seconda Guerra Mondiale: Guardia Sanframondi come tutti i comuni della zona viene duramente colpito dai bombardamenti. Numerosi sono i caduti sia militari che civili. In loro memoria è posta sulla facciata della Chiesa di San Sebastiano una lapide riportante l’elenco delle vittime. Successivamente è stato costruito in Viale degli Eroi un piccolo sacrario, composto da una cappella alla cui guardia sono stati posti due vecchi cannoni. Negli anni ’60 e ’80 è un paese in continua crescita, tanto da diventare il centro più importante della Valle Telesina. Gli ultimi anni del XX secolo segnano il declino, dovuto ai classici problemi dei paesi del meridione d’Italia: disoccupazione e relativa emigrazione.
Monumenti e luoghi di interesse
Il centro storico, sviluppatosi attorno al Castello, è stato in parte abbandonato a seguito del terremoto del 1980, conservando ancora intatti alcuni scorci medievali. Vi sono diverse e pregevoli chiese barocche anche se l'abbandono degli anni passati ha recato qualche danno all'enorme patrimonio artistico del paese, che per il suo aspetto tipicamente medievale rimane uno dei più suggestivi centri della cultura sannitica. Infatti, ad eccezione del Santuario dell'Assunta e della Chiesa di San Sebastiano, le altre architetture religiose sono in gran parte in degrado (Convento e Chiesa di San Francesco, Chiesa di San Rocco, Chiesa di San Leonardo) mentre la Chiesa dell'Ave Gratia Plena, seppur restaurata, è stata oggetto di diversi vandalismi. Lo stesso Museo degli argenti è stato chiuso a seguito dei numerosi furti susseguitisi negli anni.Architetture religiose
Santuario-basilica dell'Assunta
Chiesa dell'Annunciata-Ave Gratia Plena
Antico edificio di culto edificato nel XV secolo e rifatto in periodo barocco. Conserva un pregevole soffitto intagliato e dorato, originariamente anche affrescato. Attualmente non è visitabile ma i diversi dipinti, alcuni del Matteis, sono conservati nell'Oratorio dei Filippini. Il campanile è in pietra locale a cinque ordini con cupolino a cipolla rivestito da embrici maiolicati cerretesi giallo e verdi. Alla base sono delle sculture medievali di riporto.
Chiesa di San Sebastiano
Voluta dai fabbricanti di suole nel '500, venne successivamente ampliata ed abbellita. L'attuale struttura ha un aspetto settecentesco con uno sfarzoso interno barocco ricco di stucchi dorati, affreschi del De Matteis nella volta e dipinti di autori locali e napoletani.
Altre architetture religiose
- Chiesa di San Rocco con la sua particolare struttura ottagonale;
- Convento di San Francesco, pieno di suggestivi affreschi barocchi del locale pittore Michele Foschini;
- Chiesa di San Leonardo del XVI secolo;
- Cappella di San Pascasio, pregevole il pavimento in ceramica di Cerreto Sannita;
- Cappella della Congregazione dell'Oratorio o del SS Nome di Maria, ubicata alle spalle della Basilica Santuario in Via Spineto;
- Cappella della Madonna degli Angeli; sita in Via Fabio Golino;
- Cappella di Sant'Antonio Abate, meglio nota come Sant'Antuono.
Architetture militari
Castello medievale dei Sanframondo
La struttura originaria, presumibilmente voluta dal normanno Raone di Sanframondo nel 1139, fu più volte rimaneggiata e trasformata nei secoli che seguirono. A sud fu eretta la cinta merlata divisa in cortine, con quattro torri merlate e, nella parte centrale, fu costruito il palazzo feudale con il mastio, mentre ad est fu scavato il fossato con il ponte levatoio. Anche se non era di vaste proporzioni, il castello poteva essere considerato come un forte dove una guarnigione bene armata, poteva dare filo da torcere al nemico.Il tempo, le catastrofi e le intemperie lo hanno deteriorato notevolmente: il terremoto del 1456 arrecò i primi danni che furono rimediati solo parzialmente dalla ricostruzione ad opera degli Aragonesi nel 1461. Nel 1469 il castello fu affidato ai Carafa che lo tennero fino al 1806. Quando il feudalesimo fu abolito, rimase come dimora degli schiavi addetti alla coltivazione delle terre, che non ne ebbero più cura.
Solo nel XX secolo dopo cinque anni di restauro, realizzato in base alle notizie dateci da un manoscritto del Pingue (1702), nonché dallo studio dei ruderi esistenti, la ricostruzione di questa fortezza ha permesso il recupero dalle rovine di due grandi ambienti, dei quali uno è sede del Museo delle Farfalle l'altro di una panoramica sala convegni. Nell'enorme terrazzo, che sovrasta l'intera vallata, è stato allestito un teatro all'aperto, cornice di numerose manifestazioni nel periodo estivo, mentre nella parte inferiore, immediatamente dopo il cancello di ingresso, trova spazio un grazioso giardino pensile e un ulteriore terrazzo che permette di meglio osservare le vallate del Titerno e del medio Volturno e il massiccio del Matese. Oggi il castello è il fulcro della vita culturale del paese in quanto sede di importanti manifestazioni: dalle rassegne teatrali e cinematografiche a quelle musicali, dalle mostre d'arte e quelle fotografiche.
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