domenica 30 ottobre 2016

I VINI DI FORLI’

I Vini della Romagna
Il vino in Romagna da sempre è simbolo di ospitalità e convivialità. Oggi tuttavia l'enologia romagnola vuol essere anche portavoce di un territorio, caratterizzandosi per l”offerta di qualità. Nella fascia collinare e pedemontana della Provincia
di Forlì - Cesena, grazie alla posizione favorevole tra Appennino e pianura, si è sviluppata una gloriosa tradizione vitivinicola, che si trova in una fase di interessante sviluppo qualitativo sia in vigna che in cantina. E l”impegno dei produttori locali per assicurare al vino romagnolo una rinnovata immagine ha trovato in tempi recenti riscontro in numerosi riconoscimenti ottenuti dalle etichette made in Romagna. Dei cinque vini romagnoli, due vitigni (Sangiovese e Trebbiano) sono i più diffusi nel territorio nazionale, padri maggioritari di molti vini, anche di grande pregio. Gli altri (Albana, Pagadebit e Cagnina) sono oltremodo peculiari del territorio della Provincia di Forlì - Cesena.

LA NUOVA DENOMINAZIONE “ROMAGNA”

L'8 ottobre 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 235 il Decreto di riconoscimento della nuova denominazione di origine controllata dei vini “Romagna”.
Denominazione che, oltre a prevedere la modifica della DOCG Albana di Romagna in “Romagna Albana”, accorpa in un unico disciplinare, oltre all'Albana spumante, le DOC Sangiovese, Trebbiano, Cagnina e Pagadebit, variandone la denominazione in “Romagna Sangiovese”, “Romagna Trebbiano”, “Romagna Pagadebit”, “Romagna Cagnina”. Il disciplinare “Romagna” riunisce quindi tutte le attuali denominazioni, con l'obiettivo di salvaguardare e promuovere con maggiore efficacia, sul mercato nazionale e internazionale, i territori dei vini e ovviamente i prodotti a Denominazione di Origine.

ROMAGNA SANGIOVESE
Le prime notizie risalgono al lontano “600; si narra che durante un banchetto tenuto nel Monastero dei Frati Cappuccini in Santarcangelo di Romagna, alla presenza di Papa Leone XII ed illustri ospiti, fu servito questo vino prodotto dagli stessi monaci.
Il vino fu molto apprezzato e ne fu chiesto il nome. Un monaco, con prontezza di spirito, disse che il vino si chiamava “Sunguis di Jovis” = Sangue di Giove (Sanjovese). Col passare degli anni, questo vino assunse a simbolo della terra di Romagna, grazie anche ad attenti ed intelligenti produttori.
A livello nazionale le uve di Sangiovese da sole o associate ad altre, concorrono alla produzione di vini famosi quali il Brunello di Montalcino, i vari Chianti, Il Forgiano Rosso, il Rosso Conero e tantissimi altri. Il Sangiovese prodotto nell’area romagnola, negli ultimi dieci anni, ha riscontrato una visibile e costante crescita qualitativa, che nelle punte di eccellenza regge il confronto dei più famosi Sangiovesi sopracitati
Si dice che il Sangiovese della Romagna (Sanzve”s) contenga il carattere dei romagnoli: franco, esuberante, schietto robusto ed ospitale e nello stesso tempo ruvido, all’esterno, ma sincero e delicato, all’interno.
Il nuovo disciplinare della DOC prevede le tipologie novello, superiore e riserva. Il “Romagna Sangiovese” e il “Romagna Sangiovese Superiore” hanno un”unica zona di produzione, quella prevista attualmente per il Sangiovese di Romagna.
Per il “Romagna Sangiovese” tipo “riserva”, sono previste 12 sottozone: Bertinoro, Brisighella, Castrocaro – Terra del Sole, Cesena, Longiano, Meldola, Modigliana, Marzeno, Oriolo, Predappio, San Vicinio, Serra; la menzione aggiuntiva della sottozona aiuterà a qualificare ulteriormente i prodotti creando interesse alla conoscenza dei luoghi e delle tradizioni di questo importante vino.


E’ un signor vino, che si accompagna a: tutte le minestre (casalinghe) condite con ragù di carni, con arrosti misti e grigliate, con i classici”castrato” e “cosciotto d”agnello”, con selvaggina e cacciagione, nonché con stracotti e brasati.
LE OSTERIE ED I RISTORANTI A FORLI’

Osteria le Ombre di Forlì
L'Osteria le Ombre, situata nel centro storico di Forlì, deve il suo nome ad un antico modo di dire che si usava quando ci si rivolgeva all'oste per un bicchiere di vino, chiedendo un'ombra. L'ambiente è molto curato e di design tipicamente nord-europeo, unito ad una carta dei vini in grado di offrire oltre 350 tra le migliori etichette nazionali ed una quarantina di distillati da tutto il mondo. Un'illuminazione che non aggredisce ma accoglie, pochi tavoli ed il calore del legno di rovere con cui sono realizzati, oltre alle sedute, anche due enormi scaffalature dalla linea minimale, su cui le bottiglie sono in mostra come fossero oggetti preziosi, creano un ambiente perfetto per il relax del rito dell'aperitivo, per una cena romantica o per degustare al meglio un vino da contemplazione.  La cucina è tipica romagnola, con un menù che predilige la cucina senza fuoco, con piatti pensati proprio per valorizzare il protagonista assoluto del locale, il vino. Ecco quindi le selezioni di affettati, tra cui la coppa artigianale e il Culatello di Zibello, le degustazioni di formaggi accompagnate da miele, confetture e salse, o i piccoli assaggi di pesce, dal pesce spada allo sgombero alla catalana. L'Osteria le Ombre di Forlì dispone inoltre di diverse birre artigianali italiane spesso introvabili e complessivamente offre la disponibilità di 24 coperti.


Ristorante La Casa Rusticale dei Cavalieri Templari
Il Ristorante La Casa Rusticale dei Cavalieri Templari, collocato all'interno di un'antica Domus templare medievale oggi ristrutturata, è un ambiente rustico, caratteristico e molto suggestivo, dotato di un piacevole giardino interno in cui mangiare d'estate all'ombra di un bel pergolato. Tre le sale, del Sole, della Luna e Romagnola, ognuna calda, accogliente e fedele ricostruzione di un ambiente casalingo romagnolo di fine '800. La cucina è tipica locale, con piatti basati sulla tradizione romagnola leggermente rivisitata. Tra le specialità la frittata con vongole dell'Adriatico e zucchini, le tagliatelle al sugo matto, la faraona arrosto in pietra lavica con olive greche e erbette al prosciutto. Il Ristorante La Casa Rusticale dei Cavalieri Templari, situato a Forlì in provincia di Forlì Cesena, dispone inoltre di una buona cantina vini con selezione di circa 120 etichette in prevalenza italiane, con particolare attenzione a quelle romagnole. Curata anche la selezione di birre in bottiglia. Complessivamente il locale offre la disponibilità di 100 coperti, di cui 50 all'aperto.

Salumè
 rappresenta, più che un ristorante “quel posto dove ti senti bene”.
Ed in questo devo dire che i proprietari hanno ben catturato l’idea di Romagna più volte ribadita dall’istrionico Tonino Guerra (per chi non lo conoscesse l’anziano che in una famosa pubblicità gridava “Giovanni l’ottimismo è il profumo della vita”).
Un ambiente informale, in pieno centro a Forlì, con il giusto numero di coperti – una trentina – da garantirti un servizio veloce e curato.
Il locale è di quelli che apprezzo per quella ricercata  rusticità e una grande attenzione ai particolari, una grande vetrina in legno per mettere in bella mostra non solo vini ma anche prodotti gastronomici.
Il menù è composto da pietanze che seguono la stagionalità del tempo, con grande attenzione ai prodotti del territorio e tutto rigorosamente fatto in casa.
Sei amante della carne? Ti piace il pesce? Segui le nuove tendenze vegane?
No panic!
L’osteria offre ben 400 etichette di vini tra italiane ed estere. . .  sicuramente troverai quella più indicata per le tue papille gustative!

OSTERIA DON ABBONDIO
Cibo di qualità al giusto prezzo!
Questo graziosissimo locale rappresenta quello che secondo me dovrebbe significare proteggere il patrimonio culinario. Una qualità del cibo così alta è difficile da trovare: vi sono cibi tipici della cucina romagnola ma non solo; tutti i prodotti inseriti nel menù sono una garanzia di bontà.
Il locale si presenta abbastanza piccolo ma accogliente, semplice e intimo. Il personale si dimostra disponibile e cortese.
I vini sono di ottima qualità e gli ingredienti principali dei piatti sono in realtà semplici ma pregiati il cui gusto viene ben esaltato dalle particolari ed innovative ricette presenti nel menù.
Raccomando assolutamente di provare i formaggi. Il locale infatti ha ottenuto anche il premio per il "locale buon formaggio" e fa parte dell'associazione slow food per la tutela del buon cibo.
I prezzi sono medio-alti ma esattamente in linea con la qualità. Inoltre il locale si trova a pochi passi dai musei san domenico. Ci tornerò assolutamente!

OSTERIA SAN DOMENICO
Sapori romagnoli
Un graziosissimo posto dove provare piatti della cucina emiliano-romagnola vicino al complesso monumentale dei musei San Domenico a Forlì. Il posto è molto raffinato ma semplice, il locale ha sia una parte interna che un piccolo giardinetto esterno ricoperto di piante rampicanti che rende il tutto molto particolare e piacevole!
E' possibile ordinare sia carne sia pesce, io ho provato gli gnocchi al ragù bianco accompagnati da ottimo vino del luogo. Nel menù è possibile trovare le ricette tipiche della regione ma è anche possibile che vi siano dei piatti extra che variano ogni giorno soprattutto di pesce, buonissimo e fresco!
Ho provato anche i dolci che sono ottimi, come la meringata ai frutti di bosco o il tiramisù!
Il personale è gentilissimo e cordiale e sa ben consigliare.


Le Petit Arquebuse

Ottimo locale tra le vie del centro
Locale molto raccolto, caloroso e ben allestito. Ha sia una parte esterna che da su una delle strade principali del centro storico e sia una parte all'interno dove è presente anche un piccolo palco dove ogni sera diversi gruppi si esibiscono.
Il personale è molto disponibile, il menù vario e accessibile a tutti come prezzi. Io ho provato i ravioli alla zucca, buonissimi! Anche i secondi di carne sono ottimi, ben cotti e di ottima qualità.
Un ottimo posto dove fare aperitivi cene e dove poter anche sentire della buona musica.
Lo consiglio a chi si reca a visitare la città e non vuole spendere troppo ma mangiare cose tipiche e di qualità!

Le Tre Corti
Ristorante elegante
Nella mia breve visita a Forlì ho alloggiato presso il Gran Hotel Forlì e annesso all'albergo vi è questo elegante ristorante di cucina tipica romagnola.

L'ambiente è molto accogliente e raffinato, ben arredato e tranquillo. Il servizio molto buono così come la cucina. I prezzi non sono neanche troppo elevati se si considera il posto e la qualità dei piatti.
Da provare assolutamente la selezione di salumi della Romagna e la grigliata di carne. Per accompagnare il tutto con un buon vino rosso della zona.
Se vi trovate in città per qualche occasione fateci un salto anche se non alloggiate presso l'hotel. Ne vale veramente la pena!


FORLI' - i vini del territorio ed le cantine - 


La Tenuta Drei Donà sorge sulle antiche colline romagnole tra la città di Forlì, Castrocaro e Predappio in strategica posizione allo sbocco delle valli dei fiumi Rabbi e Montone, attorno a una delle torri di guardia che Caterina Sforza nel 1481 pose a difesa dei suoi territori.La tenuta appartiene ai conti Drei Donà dagli inizi del secolo, e da sempre è dedita alla produzione di uve sangiovese.

Con l’avvento dell’attuale proprietario Claudio Drei Donà, che ha abbandonato l’attività forense per dedicarsi a tempo pieno all’azienda, e poi anche di suo figlio Enrico, inizia una radicale opera di cambiamenti che imprimono una svolta decisiva ai circa 27 ettari della proprietà.

Dei 23 ettari vitali, la maggior parte è naturalmente dedicata al Sangiovese di Romagna, i cui vecchi impianti sono stati oggetto di un particolare studio e selezione che ha portato poi al loro restauro attraverso il reimpianto della selezione massale di Palazza.
 Da questi si ottengono la Riserva selezione “Pruno”, vero e proprio vino aziendale, ed il conseguente secondo vino Sangiovese “Notturno”. A fianco di ciò, da due piccoli vigneti, si producono anche lo Chardonnay & Riesling “Il Tornese” ed il Cabernet Sauvignon “Magnificat”, e da un micro appezzamento di vigna di appena 0,85 ettari coltivati con tre diverse uve si ottiene, non in tutte le annate, la Gran Riserva “Graf Noir”.
 La filosofia che anima l’azienda è di estremo rigore: i vini qui prodotti sono il risultato del severo lavoro in vigna prima e in cantina poi, l’espressione più pura del nostro terroir di Massa di Vecchiazzano sulle colline della Romagna Centrale.
 Dalla tenuta si producono anche due grappe invecchiate e un olio extra-vergine.
 Un accenno meritano i particolari nomi dei vini: tutti sono stati battezzati con i nomi dei cavalli del piccolo allevamento scuderia di famiglia.

LA MEMORIA
Riserva Palazza è la nostra Riserva Storica, è la riedizione dello storico sangiovese prodotto dal 1959 al 1979 e ritornato a nuova vita con la vendemmia 2009. Questa Riserva ripercorre la tradizione fatta di delicati uvaggi e lunghi affinamenti in botti grandi.
 UVE: 90% Sangiovese, 2% Ancellotta, 8% Cabernet Sauvignon.
 TERRENO: medio impasto argilloso-limoso con vena calcarea ad 1,5 mt. di profondità e percentuale di sabbia.
 VIGNETI: In comune di Forlì nella sottozona Doc Predappio a .ca 155 mt slm.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 76 q.li, 49,5 hl.
 DENSITÀ DI IMPIANTO: 5500 V/Ha.
 VENDEMMIA: a mano in cassette, 1°-2° decade di settembre. Selezionando le uve migliori.

VINIFICAZIONE: la fermentazione viene effettuata in vasche di cemento armato a temperatura controllata. Fermentazione malo-lattica in acciaio inox.
 AFFINAMENTO: in tradizionali grandi botti di rovere da 25 Hl. e 15 Hl. per almeno 24 mesi. Dopo l’imbottigliamento è affinato in bottiglia a completamento della maturazione.
 CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO IN BOTTIGLIA: dai 12 anni ed oltre.
 FORMATI: 0,75 lt., 1,5 lt.
L’ANIMA
“Notturno” è, per dirlo alla francese, il ‘vino cadetto’ dell’azienda. Nasce al momento delle selezioni vendemmiali prima e di cantina poi, durante l’affinamento delle singole parcelle prima dell’assemblaggio per l’invecchiamento finale delle Riserve. Le uve dei vigneti più giovani sono usualmente predominanti nel blend di sangiovesi che lo compongono.
 UVE: 100% Sangiovese.
 TERRENO: medio impasto argilloso-limoso con 10-13% di sabbia.
 VIGNETI: comune di Forlì nella sottozona Doc Predappio a ca. 155 mt slm.
 DENSITÀ DI IMPIANTO: da 3600 a 5500 v/Ha.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 82 q.li, 61hl.
 VENDEMMIA: manuale in cassette nella 2° -3° decade di settembre.
 VINIFICAZIONE: fermentazione tradizionale in vasche di cemento e di acciaio inox a temperatura controllata. Fermentazione malo-lattica in vasche di acciaio prima dell’affinamento.
 AFFINAMENTO: in fusti di rovere francese da 500 lt. principalmente di secondo passaggio, per circa 8 mesi.
 CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO IN BOTTIGLIA: 5 anni e oltre.
 FORMATI: 0,75 lt., 1,5 lt., 0,375 lt.
IL CUORE
Pruno è il nostro Cru di sangiovese, il “primo vino” della tenuta. Nasce dalle selezioni delle uve di un singolo vigneto nella tenuta di proprietà. Viene imbottigliato non filtrato per esprimere al massimo la grande potenzialità del nostro terroir di Predappio.

UVE: 100% Sangiovese.
 TERRENO: medio impasto argilloso-limoso con vena calcarea ad 1 mt. di profondità e percentuale di sabbia.
 VIGNETI: 3,2 Ha. In comune di Forlì nella sottozona Doc Predappio a ca. 155 mt slm.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 62 q.li, 40 hl.
 VENDEMMIA: 1° – 2° decade di settembre.
 VINIFICAZIONE: fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Fermentazione malo-lattica svolta completamente in acciaio inox. Imbottigliato non filtrato.
 AFFINAMENTO: interamente affinato in tonneaux e barriques di rovere francese di capacità 500 lt. e 225 lt. per un periodo di circa 18 mesi. Dopo l’imbottigliamento è affinato per altri 12 mesi.
 CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO IN BOTTIGLIA: 15 anni e più.
 FORMATI: 0,75 lt., 1,5 lt., 3 lt., 6 lt.

LA SFIDA
Magnificat è un “Single Vineyard” da uve 100% Cabernet Sauvignon. Matura a lungo in piccoli legni francesi e viene imbottigliato non filtrato. È stato il vino simbolo della svolta produttiva della tenuta Drei Donà ed ancora oggi un grande traduttore internazionale del nostro terroir.
UVE: 100% Cabernet Sauvignon.
 TERRENO: medio impasto argilloso-limoso con vena calcarea ad 1 mt. di profondità. Con buona percentuale di sabbia.
 VIGNETI: ha. 2,90 in comune di Forlì nella sottozona Doc Predappio a ca. 155mt slm.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 58 q.li, 36 hl.
 DENSITÀ DI IMPIANTO: 5500 v/Ha.
 VENDEMMIA: a mano in cassette con selezione delle uve, circa nella 2° decade di settembre.

VINIFICAZIONE: fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Fermentazione malo-lattica in acciaio inox. Imbottigliato non filtrato.
 AFFINAMENTO: in barriques di Allier e Tronçais di capacità 225 lt.. per un periodo di circa 20 mesi. Dopo l’imbottigliamento è affinato per altri 12 mesi.
CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO IN BOTTIGLIA: 20 anni e oltre.
 FORMATI: 0,75 lt., 1,5 lt., 3 lt., 6 lt.
LA GRAN RISERVA DI FAMIGLIA
Graf Noir è uno stallone tedesco, nero,enorme, potente. Ti guarda dritto negli occhi e non ha paura di niente.
 UVE: 55% Sangiovese, 30% Uva Longanesi, 15% Cabernet Franc.
 TERRENO: medio impasto argillosolimoso con vena calcarea ad 1 mt. di profondità.
 VIGNETI: ha. 0,85.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 47 q.li, 29 hl.
 VENDEMMIA: 2°-3° decade di settembre.
 VINIFICAZIONE: La fermentazione viene effettuata in vasche di acciaio inox per un periodo variabile tra i 18 ed i 25 giorni ad una temperatura
controllata tra 28° e 30° con rimontaggi giornalieri. Fermentazione malo-lattica in acciaio inox.
 AFFINAMENTO: Il Graf Noir viene interamente affinato in barriques di legno di Allier e Tronçais di capacità 225 lt. di cui almeno il
70% nuove per un periodo, variabile a seconda delle annate, di almeno 30 mesi. Dopo l’imbottigliamento è affinato per altri 30 mesi minimo a completamento della maturazione.

L’ECCEZIONE
Dall’inusuale incontro di Chardonnay & Riesling Renano dei nostri vigneti di proprietà, nasce il bianco di casa Drei Donà, espressione ed eccezione bianca di un terroir di grandi rossi.

UVE: 50% Riesling Renano, 50% Chardonnay.

TERRENO: medio impasto argilloso-limoso con vena calcarea ad 1 mt. di profondità.
 VIGNETI: in comune di Forlì nella sottozona doc Predappio a ca. 155 mt slm.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 90 q.li, 60 hl.
 VENDEMMIA: a mano in piccole cassette la 3° decade di agosto.
 VINIFICAZIONE: dopo 12-18 ore di macerazione a freddo a contatto con le bucce,il Riesling Renano e lo Chardonnay vengono vinificati separatamente in acciaio inox a temperatura controllata . Solo il 15% dello chardonnay fermenta in tonneaux (500lt.) di legno francese , per circa 30-40 giorni ad una temperatura controllata. Fermentazione malo-lattica parziale.
AFFINAMENTO: sulle sue fecce nobili per un periodo di circa 4-5 mesi,sia nei tonneaux che nelle vasche d’acciaio. Dopo la creazione della cuvée viene lasciato riposare in acciaio per un mese. È poi affinato per almeno 3 mesi in bottiglia.
CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO IN BOTTIGLIA: 4 / 5 anni.
 FORMATI: 0,75 lt., 1,5 lt.

DIVERTISSEMENT
Extra Brut – Metodo Classico.
Tutta la finezza ed eleganza dello Chardonnay, associati ad una elegante vinosità, caratterizzano questo Blanc de Blancs. È il primo metodo classico nato in Romagna.
 UVE: 100% Chardonnay.
 TERRENO: medio impasto argilloso-limoso con vena calcarea ad 1 mt. di profondità.
 VIGNETI: in comune di Forlì nella sottozona doc Predappio a ca. 155 mt slm.
 RESA MEDIA PER ETTARO: 88 q.li, 57 hl.
 VENDEMMIA: a mano in piccole cassette la 1° e 2° decade di agosto.
 VINIFICAZIONE: prima fermentazione in tini di acciaio inox a temperatura controllata, dopodichè il vino viene aggiunto di “liqueur de tirage” ed imbottigliato per la presa di spuma naturale in bottiglia. Dopo lungo periodo di affinamento si procede al remouage ed all’imbottigliamento con dosaggio della nostra esclusiva “Liqueur d’expedition” a base di vecchie annate del nostro Chardonnay “Il Tornese”.

PERMANENZA SUI LIEVITI: più di 24 mesi.

FORMATI: 0,75 lt., 1,5 lt.

VILLA VENTI

AZIENDA E VOCAZIONE

Villa Venti è un'azienda vitivinicola biologica al centro di una terra d'antica vocazione. Alla fine del XV secolo i veneziani dominano le terre vicine e mantengono legami con Roncofreddo ei suoi territori. Le navi della Serenissima partono
da Cesenatico con carichi di olio e vino rosso, del quale, in laguna "v'era gran spaccio".  Il mare abbandona con le sue rotte commerciali Villa Venti e i sui vigneti, ma non dimentica di portare con le brezze, profumi salini e sentori pungenti di iodio.
In questo contesto sarete accolti con attenzione alla qualità del vivere.

BIO
Non solo produzioni agricole "bio", ma una filosofia che impara dalla natura, cogliendo la sapienza di autoprotezione che hanno le specie vegetali, bisognose di cure semplici. Pochi tratti essenziali per una terra che parla un dialetto brusco e ripido come i suoi pendii.
Nel segno di un tempo circolare, tre generazioni e tre famiglie -Castellucci, Riva e Giardini- si sono ritrovate in un angolo stretto e dolce delle colline oltre il Rubicone,  affacciate sul piano e in vista del mare.
I ritmi antichi si mescolano con le modernità, senza rinunciare alle stagioni, alle lune e alle stelle.
Villa Venti è un segno nella cultura territoriale romagnola, dove un bicchiere di vino, e'bè, diventa subito convivialità.
A Villa venti si vive a diretto contatto con un ambiente famigliare, dove lavori e valori sono contrassegni del tempo.

SERENARO
FORLI' BIANCO IGT
UVE: Famoso di Cesena
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 -1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: guyot
RACCOLTA:  manuale
VINIFICAZIONE: in recipienti d’acciaio a temperatura controllata e in assenza di ossigeno, macerazione sulle bucce di 3 giorni.
MATURAZIONE: in recipienti d’acciaio e bottiglia

PRIMOSEGNO
SANGIOVESE di ROMAGNA
DOC SUPERIORE
Gambeo Rosso 2011 Gambero Rosso 2012
Prodotto classico, ottenuto da 4 biotipi di Sangiovese a grappolo spargolo messi a dimora secondo le tipologie delle argille.
UVE: Sangiovese 100%
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 -1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: alberello
RACCOLTA:  manuale
VINIFICAZIONE: in recipienti d’acciaio a temperatura controllata
MATURAZIONE: in recipienti d’acciaio e bottiglia

VINO ROSSO
 Vino biologico ottenuto da una fermentazione in anfora georgiana da uve Centesimino.
 UVE: Centesimino 100%
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 -1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: alberello
RACCOLTA:  manuale, prima settimana di Ottobre
VINIFICAZIONE: in anfora georgiana
MATURAZIONE: in anfora georgiana per almeno 6 mesi

FELIS LEO
COLLI ROMAGNA CENTRALE
D.O.C. ROSSO
Da uve autoctone di Centesimino in uvaggio con Cabernet Franc e Merlot, un vino innovativo che non dimentica le tradizioni.
UVE: da uve autoctone di Centesimino in uvaggio con Cabernet Franc e Merlot
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 - 1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: alberello
RACCOLTA:  manuale
VINIFICAZIONE: in recipienti d’acciaio a temperatura controllata
MATURAZIONE: in recipienti d’acciaio e barrique francesi


MAGGESE
Prodotto classico, ottenuto da 2 biotipi di Sangiovese a grappolo spargolo messi a dimora su argille rosse evolute.
UVE: Sangiovese 100%
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 -1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: alberello
RACCOLTA:  manuale
VINIFICAZIONE: in recipienti d’acciaio a temperatura controllata
MATURAZIONE: 12 mesi in tonneau francesi, 12 mesi in bottiglia

RISERVA
Gambero Rosso 2013 Slow Wine 2013
 Prodotto classico, ottenuto da 2 biotipi di Sangiovese a grappolo spargolo messi a dimora su argille rosse evolute.
UVE: Sangiovese 100%
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 -1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: alberello
RACCOLTA:  manuale
VINIFICAZIONE: in recipienti d’acciaio a temperatura controllata
MATURAZIONE: 12 mesi in tonneau francesi, 12 mesi in bottiglia

NANÌ
 Una vinificazione di vendemmia tardiva con uve autoctone di Centesimino. Vinificato ed affinato in barrique per 12 mesi.
UVE: Centesimino
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 - 1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: alberello
RACCOLTA: manuale e appassimento fino ad una concentrazione di zuccheri di 300 mg/lt.
VINIFICAZIONE: in barrique francese
MATURAZIONE: 12 mesi in barrique francesi, 12 mesi bottiglia

APEYRON
VINO DA UVE STRAMATURE
- Vino biologico -
Ottenuto da una madre con metodo Solera Anno 1°.
Uve Famoso in appassimento.
 UVE: Famoso
TERRENI: franchi con sabbie del messiniano e argille rosse evolute tipiche del territorio
PRODUZIONE: Kg. 0.8 - 1 per pianta
CEPPI PER ETTARO: 5.300 Piante
SISTEMA DI ALLEVAMENTO: guyot
RACCOLTA: manuale e appassimento fino ad una concentrazione di zuccheri di 300 mg/lt.
VINIFICAZIONE: anfora georgiana con madre acetica
MATURAZIONE: anfora georgiana e bottiglia

AZIENDA AGRICOLA STEFANO EBRTI

L’attuale Azienda Agricola Stefano Berti nasce nel 1963 quando i miei genitori acquistano accorpandoli due poderi a Ravaldino in Monte nelle colline vicino a Forlì, di circa 12 ettari.
Nel 1968 vengono piantati 2 ettari di Sangiovese, di cui uno attualmente è ancora in produzione e che rimarranno gli unici fino al 1985. Io entro nella conduzione dell’azienda dal 1982 con in mano un titolo di studio da perito agrario e non molte idee su come condurre i terreni, che per la quasi totalità sono seminativi. A metà degli anni ottanta grazie ad un piano di sviluppo regionale vengono fatti i primi investimenti che danno all’azienda un indirizzo viticolo- frutticolo. Viene piantata altra vigna con Trebbiano, Chardonnay e Pagadebit visto che la Cantina Sociale a cui si conferisce la quasi totalità dell’uva scommette, con ben poca lungimiranza, sul futuro del vino bianco romagnolo. Intanto nel 1986 mi sposo con Renata e si inizia a pensare di aumentare la quantità di Sangiovese che viene vinificato in proprio per essere venduto sfuso in azienda. Nella prima metà degli anni novanta viene piantata altra vigna, ancora Trebbiano, e si aumenta ancora il quantitativo di Sangiovese prodotto in proprio . Nel frattempo la frutticoltura entra in crisi e si estirpano peschi e ciliegi per lasciare posto ad altra vigna, questa volta Sangiovese, e si innestano le più recenti vigne di Trebbiano sostituendole con altro Sangiovese e un po’ di Cabernet Sauvignon. Nel 1997 a gennaio nasce Clara e l’azienda punta decisamente verso la viticoltura ma non ancora verso una produzione di vino di qualità anche se si intuiscono le potenzialità dell’uva e del vino prodotti. I redditi però cominciano a scendere, la crisi dell’agricoltura non è più un fatto episodico ma strutturale e si capisce che occorre una nuova idea per poter andare avanti. La soluzione arriva FAN_8463bis  quando leggiamo, su una rivista non di settore, la storia di Michele Satta, un vignaiolo di Castagneto Carducci, che da Varese si era trasferito in quella zona famosa in tutto il mondo per il Sassicaia ed era diventato uno dei più bravi produttori della zona, allora gli telefoniamo per incontrarlo e per chiedergli di sé e della sua avventura nella speranza ingenua che la cosa fosse ripetibile anche a Ravaldino in Monte. Michele si rende disponibile diventiamo amici e viene in Romagna diverse volte, porta con sé anche l’enologo Attilio Pagli e insieme si progetta per la vendemmia del 2000 la produzione di due vini DOC, il Calisto selezione delle uve migliori affinato in legno e il Ravaldo II° vino. Da allora la produzione è sempre aumentata per arrivare nel 2004 a circa 30.000 bottiglie. Sicuramente il lavoro da fare è ancora tanto e le difficoltà non mancano ma per fortuna la natura non ti finisce mai di stupire regalando sempre delle novità e dei cambiamenti per cui i vini sono ogni anno diversi ma sempre veri, frutto del lavoro e della passione della nostra famiglia.

Sangiovese di Romagna Superiore DOC Riserva CALISTO

‘E una selezione, fatta al momento della raccolta, delle migliori uve Sangiovese presenti in azienda, con l’aggiunta di un 10% di Cabernet Sauvignon, vinificate a parte proprio per ottenere questo vino.
L’uva viene vendemmiata a mano nella prima decade di ottobre e messa a fermentare in vasche di acciaio senza aggiunta di lieviti selezionati a 28° per tre settimane.
Alla svinatura viene subito messo in barriques francesi di Allier nuove e di II° passaggio dove si svolge la fermentazione malolattica senza inoculo di batteri e dove rimane per 12 mesi.
Sangiovese di Romagna Sup.DOC RAVALDO
Ottenuto da uve Sangiovese raccolte manualmente alla fine di settembre in vigneti di età che va dai 7 ai 16 anni. La produzione , già modesta per un’opportuna potatura invernale, viene ulteriormente diminuita nel mese di agosto con un diradamento manuale per migliorare la qualità. La fermentazione è stata fatta in vasche di acciaio, senza aggiunta di lieviti selezionati, a una temperatura di circa 28° per 16 giorni. Subito dopo si è svolta la fermentazione malolattica, sempre in vasche d’acciaio, senza inoculo di batteri.

Romagna DOC Sangiovese Predappio Bartimeo .
Ottenuto da uve Sangiovese di vigneti giovani, dai 4 ai 6 anni, raccolte a mano nella seconda metà di settembre. Viene fatta una diraspa pigiatura classica, e una fermentazione alcolica in vasche di acciaio inox ad una temperatura di circa 28° per una decina di giorni. La fermentazione malolattica avviene sempre in vasche di acciaio dove, dopo un travaso, il vino rimane per un periodo di affinamento di 5 mesi.

TENUTA VALLI
Dal 1859, grandi vini in Romagna
Tenuta Valli nasce nel 1960  dall'unione della proprietà Agricola 'La Tenuta', con lo storico marchio 'Valli Vini', che dal 1859  si è distinto per la produzione di vini di qualità. Le coltivazioni seguono le pratiche del biologico, nel rispetto dei prodotti tipici locali e della biodiversità: frumento, erba medica, pascoli per l'allevamento del bestiame di razza Romagnola e 30 ettari di vigneti specializzati.
Da qui nasce l'uva che sarà poi trasformata in vino, nel massimo rispetto dei metodi
naturali di vinificazione per mantenere intatte le identità e peculiarità dei vari vitigni.

IL TERRITORIO
Nel cuore collinare del Forlivese, ben noto per la vocazione vinicola, si colloca La Tenuta Valli, in località  Ravaldino in Monte. L'Azienda, guidata dalla famiglia Polgrossi, si estende per oltre 250 ettari, ad una altitudine di 250 m  s.l.m. Una posizione privilegiata sui dolci pendii che sovrastano il territorio di Predappio,  ai piedi della imponente Rocca delle Caminate.
L'esposizione al sole e le forti escursioni termiche, per la vicinanza del mare, conferiscono a questi terreni, argillosi e calcarei, un particolare microclima che è  ideale per la coltivazione della vite.

IL BIOLOGICO
Le coltivazioni seguono le pratiche del biologico, nel rispetto dei prodotti tipici locali e della biodiversità: grano, erba medica, pascoli per l'allevamento del bestiame di pura razza Romagnola, circa 400 capi e 30 ettari di vigneti specializzati.
Grazie ai terreni fertili e vocati, i vitigni autoctoni, Sangiovese, Albana, Trebbiano, Terrano, Longanesi e i vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon e Chardonnay, esprimono al meglio le loro caratteristiche.

LA TRADIZIONE
La famiglia Polgrossi ha raccolto un patrimonio di tradizioni e saperi, tramandato di generazione in generazione.  Con grande passione ha saputo affiancare le antiche modalità di produzione, ad una tecnica vitivinicola moderna e razionale.

Un percorso di innovazione continua, cui l'attuale generazione della Famiglia sta orientando tutte le energie.  Una costante ricerca tesa alla valorizzazione della qualità ed identità dei vini.

venerdì 14 ottobre 2016

I Vini della Valle Del Rubicone  e della Romagna

Vini Bianchi

ALBANA DI ROMAGNA D.O.C.G.

Colore: giallo paglierino (secco e dolce); dorato tendente all'ambrato (passito)
Profumo: caratteristico
Sapore: asciutto, caldo, armonico, leggermente tannico (secco); amabile o dolce, fruttato, gradevole, caratteristico (amabile/dolce); vellutato, gradevole, amabile o dolce (passito).
Gradazione min.: 11,5% (secco); 12°C (amabile/dolce e passito)
Abbinamenti: tutto pasto, pesce, lumache, frutti di mare, garganelli al ragù (secco); torte, panettoni, crostate di frutta, ciambella (amabile/dolce); pasticceria secca, frutta secca, formaggi erborinati con noci, pera, miele e/o mostarda (passito).
Temperatura ideale: 10°C, da bersi giovane (secco e dolce); 10-12°C (passito), vino longevo SANGIOVESE DI ROMAGNA D.O.C.
Colore: rosso rubino con riflessi violacei
Profumo: vinoso con profumo delicato che ricorda la viola
Sapore: secco, armonico, leggero retrogusto amarognolo
Gradazione min.: 11,5%
Abbinamenti: primi piatti asciutti meglio se con ragù di cacciagione, arrosti di carni bianche, bolliti, castrato ai ferri.
Temperatura ideale: 18°C
Note: sono previste le tipologie Novello (min. 11%), Superiore
(min. 12%) e Riserva (invecchiamento min. 2 anni)

ROMAGNA ALBANA SPUMANTE D.O.C.
Colore: giallo dorato
Profumo: caratteristico, intenso, delicato
Sapore: dolce, gradevole, vellutato
Gradazione min.: 15%
Abbinamenti: dolci e dessert
Temperatura ideale: 8°C CAGNINA DI ROMAGNA D.O.C.
Colore: rosso violaceo
Profumo: vinoso, caratteristico
Sapore: dolce, di corpo, un po' tannico, leggermente acidulo
Gradazione min.: 11%
Abbinamenti: dolci, pasticceria secca, ciambella romagnola, castagne arrostite
Temperatura ideale: 8-10°C, da bersi giovane
TREBBIANO DI ROMAGNA D.O.C.
Colore: giallo paglierino
Profumo: vinoso, gradevole
Sapore: asciutto, sapido, armonico, frizzante nel tipo specifico
Gradazione min.: 11%
Abbinamenti: antipasti, pesce, carni non troppo saporite,
anche come aperitivo il tipo Spumante secco.
Temperatura ideale: 10°C, da bersi giovane (normale); 8°C (spumante)
Note: è prevista la tipologia Spumante (min. 10,5%) ROSSO
Colore: rosso rubino intenso
Profumo: caratteristico
Sapore: asciutto, di corpo, talvolta leggermente tannico
Gradazione min.: 12%
Abbinamenti: primi piatti e carni rosse ai ferri
Temperatura ideale: 18°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12,5% e invecchiamento 2 anni)

PAGADEBIT DI ROMAGNA D.O.C.
Colore: giallo paglierino
Profumo: caratteristico, di biancospino
Sapore: asciutto o amabile, armonico, gradevole, delicato, frizzante nel tipo specifico
Gradazione min.: 10,5% (secco); 11% (amabile)
Abbinamenti: antipasti, pesce, crostacei, piadina romagnola con salume
Temperatura ideale: 10°C, da bersi giovane CABERNET SAUVIGNON
Colore: rosso rubino talvolta con sfumature violacee
Profumo: gradevole, caratteristico
Sapore: asciutto, pieno, armonico
Gradazione min.: 12%
Abbinamenti: arrosti e cacciagione
Temperatura ideale: 18°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12,5% e invecchiamento 2 anni)
BIANCO
Colore: giallo paglierino
Profumo: intenso, delicato, fruttato
Sapore: asciutto, sapido, armonico
Gradazione min.: 11%
Abbinamenti: antipasti, minestre, carni bianche, pesce
Temperatura ideale: 8-10°C SANGIOVESE
Colore: rosso rubino intenso
Profumo: caratteristico, che ricorda la viola mammola
Sapore: asciutto, armonico, caratteristico
Gradazione min.: 12%
Abbinamenti: primi piatti asciutti, arrosti di carne, castrato
Temperatura ideale: 18°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12,5% e invecchiamento 2 anni)

CHARDONNAY
Colore: giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli
Profumo: caratteristico, intenso, delicato
Sapore: asciutto, fresco, armonico
Gradazione min.: 11,5%
Abbinamenti: antipasti, primi piatti di pesce, secondi piatti delicati
Temperatura ideale: 8-10°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12% e 15 mesi d'invecchiamento)

TREBBIANO
Colore: giallo paglierino
Profumo: vinoso, caratteristico, gradevole
Sapore: asciutto, fresco, armonico
Gradazione min.: 11,5%
Abbinamenti: primi piatti di verdure, secondi piatti di carni bianche, pesce
Temperatura ideale: 8-10°C


I Vini Rossi

SANGIOVESE DI ROMAGNA D.O.C.
Colore: rosso rubino con riflessi violacei
Profumo: vinoso con profumo delicato che ricorda la viola
Sapore: secco, armonico, leggero retrogusto amarognolo
Gradazione min.: 11,5%
Abbinamenti: primi piatti asciutti meglio se con ragù di cacciagione, arrosti di carni bianche, bolliti, castrato ai ferri.
Temperatura ideale: 18°C
Note: sono previste le tipologie Novello (min. 11%), Superiore
(min. 12%) e Riserva (invecchiamento min. 2 anni)

CAGNINA DI ROMAGNA D.O.C.
Colore: rosso violaceo
Profumo: vinoso, caratteristico
Sapore: dolce, di corpo, un po' tannico, leggermente acidulo
Gradazione min.: 11%
Abbinamenti: dolci, pasticceria secca, ciambella romagnola, castagne arrostite
Temperatura ideale: 8-10°C, da bersi giovane

ROSSO DI ROMAGNA
Colore: rosso rubino intenso
Profumo: caratteristico
Sapore: asciutto, di corpo, talvolta leggermente tannico
Gradazione min.: 12%
Abbinamenti: primi piatti e carni rosse ai ferri
Temperatura ideale: 18°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12,5% e invecchiamento 2 anni)

CABERNET SAUVIGNON
Colore: rosso rubino talvolta con sfumature violacee
Profumo: gradevole, caratteristico
Sapore: asciutto, pieno, armonico
Gradazione min.: 12%
Abbinamenti: arrosti e cacciagione
Temperatura ideale: 18°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12,5% e invecchiamento 2 anni)

SANGIOVESE
Colore: rosso rubino intenso
Profumo: caratteristico, che ricorda la viola mammola
Sapore: asciutto, armonico, caratteristico
Gradazione min.: 12%
Abbinamenti: primi piatti asciutti, arrosti di carne, castrato
Temperatura ideale: 18°C
Note: è prevista la tipologia Riserva (min. 12,5% e invecchiamento 2 anni)


FORMAGGIO DI FOSSA

In Sogliano al Rubicone, l’infossamento del formaggio tra l’estate ed il tardo autunno è una usanza antica, risalente al 1400 circa; l’umidità, la temperatura e la mancanza di ossigeno proprie delle fosse dove vengono stivati i formaggi, determinano in qualche mese una prodigiosa rifermentazione del prodotto.
Il formaggio estratto dalle fosse, si presenta così in forme cilindriche deformate del peso medio da 0.8 a 1 kg. Crosta e pasta sono indistinguibili, compatte e friabili; presenta un odore ed un sapore caratteristico e piccante. La materia prima deriva da caseifici aziendali sparsi sul territorio della provincia di Forli’-Cesena che trasformano il latte crudo, soprattutto di ovini ma anche misto vaccino, dei propri allevamenti ottenendo pecorini e caciotte selezionate.
Le fosse, per ricevere i formaggi, sono aperte il primo di agosto fino a fine settembre; prodotti quindi, che derivano dalla produzione casearia primaverile-estiva di miglior qualita’. La successiva maturazione, per un periodo di circa tre mesi, dentro alle caratteristiche fosse scavate nel tufo all’epoca medievale, dona così al formaggio quel caratteristico ed inconfondibile odore e sapore, grazie alle fermentazioni maturate in particolarissime condizioni ambientali.
Il formaggio di fossa contiene alte percentuali di grassi e proteine predigeriti, che ne fanno uno dei formaggi più digeribili.

Le fosse di Sogliano al Rubicone, vengono infine aperte a fine novembre, in occasione della grande sagra del Formaggio di Fossa.
IL PANE IN ROMAGNA

In Romagna fin dalla prima infanzia il bimbo veniva educato a rispettare il pane. Non bisognava lasciare cadere per terra nemmeno una briciola perché dopo la morte ognuno tornava con un cesto sfondo a raccattarle una per una.Si raccomandava ai bambini di portarlo alla bocca con la mano destra, che è la mano dell'angelo, e non con la sinistra, che è la mano del diavolo!  La donna che apparecchiava la tavola non doveva mai dimenticare di mettervi il pane, perché avrebbe causato la morte del capofamiglia. La tiera del pane non doveva mai essere posata capovolta perché in tal modo avrebbe portato sfortuna.
La farina veniva conservata in una madia: la "matra", e la vigilia del giorno in cui si doveva fare il pane se ne toglieva la quantità occorrente che veniva ben setacciata. Nelle case dei benestanti invece del setaccio si usava il "buratto", un cassone con più vagli e una manovella che si teneva fra i mobili della cucina.
La farina poi si metteva in una apposita madietta, la "matrena", in mezzo a cui si scavava una piccola buca dove si metteva il lievito, "e furment", disciolto bene in in acqua tiepida e sale, poi veniva ricoperto, con la farina fino a farne un piccolo cumulo, sul quale la donna tracciava una croce dicendo: "Cress pan che Dì' ut e cmanda" ("cresci pane che Dio te lo comanda"). Lavoro questo che non poteva essere fatto da una donna con le mestruazioni perché in tal caso la pasta non sarebbe lievitata bene. La mattina dopo, di buon'ora, l'impasto veniva posto sul tagliere per essere ben dimenato e impastato. Se la famiglia era numerosa il pane doveva durare sette o otto giorni, allora per ben impastarlo occorreva la "gramola" che di solito veniva azionata da un uomo. Quando l'impasto era ben dimenato la donna procedeva alla confezione delle tiere, i "tirùn" e, a volte, anche di pagnottelle abbinate a somiglianza di due finocchi, dette per questo "fnuceli".
Aveva poi cura di trattenere un pezzo di impasto con cui formava una pagnottella rotonda su cui segnava una croce e che doveva servire da fondo per la prossima panificazione. Il pane così fatto doveva lievitare ed in caso di freddo intenso si poneva accanto al focolare, a volte addirittura nel letto tra le lenzuola riscaldate dal "prete".
Un tempo il raccolto del grano era assai scarso nelle campagne della Romagna: 8-15 q. per ettaro, forse per l'uso di sementi non selezionate o per l'aratura non profonda e la mancanza di una buona concimazione.

Nei primi anni di questo secolo il pane, specie in campagna, non era mai di farina ben setacciata, ma mista a "e runzol", il cruschello, e spesso si ricorreva perfino a farine di grano misto con quella di granoturco: la "farena d'amstura". A volte si confezionavano pagnotte con solo farina di granturco "la meca" o "e michin" che era considerato il pane dei poveri. Dice un proverbio: "o ad gran, o ad furmintòn, basta ch'a rimpesse e vantròn". Un tempo, specie nelle montagne, a volte le popolazioni erano costrette a mescolare la farina di grano con altre farine. Allora qualsiasi cereale, o frutto farinoso serviva a fare il pane: vecchi piselli, fave, ghiande, granoturco, sorgo, miglio, patate e... persino i tralci macinati della potatura delle viti.
L’azdora: la regina della cucina e della Pasta in Romagna
Nelle famiglie contadine di una volta, l’azdora, solitamente la moglie del capo famiglia (azdor), era considerata la massaia, governante della casa. Nella tradizione romagnola, l’azdora era una donna instancabile che dedica la propria vita ai sacrifici della casa lavorando senza sosta. L’Azdòra in Romagna era considerata la reggitrice della famiglia contadina, si occupava dell’economia domestica a 360°. Il suo compito era di nutrire… in tutti i sensi… Sosteneva le spese di casa; senza imporsi direttamente, ma con grande determinazione, guidava (nell’ombra) l’Azdòre nelle scelte. Insegnava alle nuore come esser “brave Mogli e Madri” (dato che era tradizione per i figli maschi portare le mogli in casa). Insomma una donna che con amore e autorevolezza teneva la famiglia unita.
In Romagna l'Azdora, o meglio, le azdore sono un simbolo del territorio, unitamente alla piadina e i bagnini.  Solo che ormai, a differenza degli altri due, sono estinte. Questa figura quasi leggendaria si trova raramente e, quando la si incontra, riveste solitamente tutte le caratteristiche di un personaggio “felliniano”. I più anziani naturalmente le ricordano e le hanno viste all’opera, ma per i più giovani – e parlo già delle generazioni dei primi anni ’70 – sono perlopiù personaggi della memoria. Ma chi era l’azdora ? In realtà era la “reggitrice” della casa in particolare nelle famiglie contadine, di solito la moglie dell’azdor, del capo famiglia.E quindi l’azdora era anche la regina del focolare e della cucina. Detta così ha un sapore quasi fiabesco, ma le cose non stavano esattamente in questo modo.
La sua vita era segnata da enormi sacrifici – le famigliole non erano “corte” come ora, avere 7-8 persone da accudire era il minimo – e da rapporti interfamiliari a volte incestuosi, finalizzati però al “mantenimento del capitale” – la terra – più che a una morbosità deviata. L’azdora rimane un simbolo positivo di un’operosità instancabile e il cardine del tradizionale nucleo famigliare in Romagna. Passando al lato più squisitamente gastronomico, era lei cui andavano i meriti quando, seduti a tavola, le persone mangiavano di gusto i buoni piatti che preparava, complice “e su sciaddur” (il suo matterello). Anche perché in Romagna il “piatto” per eccellenza di tutta la proposta gastronomica è la pasta, naturalmente fatta a mano. Potevano anche non essere delle perfette “sfogline”, ma sicuramente sapevano “tirare” la sfoglia di svariate uova o quella “matta” - senza uova, la Romagna  è stata a lungo una terra dove la miseria era di casa - evitando che si rompesse e mantenendo la necessaria “rugosità” , che serve a trattenere meglio il condimento , deliziando i palati con le tipiche ricette della terra Romagnola. E’ quindi intuibile lo stretto legame che intercorre tra le azdore e le sfogline, legame che spesso si sovrappone confondendosi. Pasta si diceva, in un trinomio tutto romagnolo: azdore, sfogline e minestre (come si usa chiamare la pasta in Romagna).  In Romagna le Minestre e la Piadina sono il  segno di riconoscimento principale,  poiché nessun’altra regione, nelle paste fresche, ha la ricchezza di quelle della tradizione concentrata in Emilia e Romagna che, per la fantasia dei nomi e il numero dei formati, ha un indiscutibile primato.
Tortelli, cappelletti, ravioli, garganelli, passatelli, tagliatelle, tagliolini, strozzapreti, zuppe, gnocchi e gnocchetti, per citare i più famosi, ma tra le paste “dimenticate”, e oggi più difficili da reperire nelle osterie e ristoranti, sono assolutamente da citare i bigul (bigoli), i curzul (letteralmente lacci da scarpe, pasta quaresimale fatta di solo acqua e farina, ottimi con il sugo di scalogno), i giugétt (giogetti), gli ingannapoveretti, i malfattini, i maltagliati, gli orecchioni, i strichétt (nastrini) e gli scrichètt, i quadrelli, la spoja lorda (minestra “sporca” di raveggiolo, il formaggio che rimaneva dal ripieno dei cappelletti o dei tortelli), i sbrofabérba, i tajadlòtt (una delle minestre più povere del periodo estivo), i voltagabàna, i zavardòn (tra le più “miserabili”).
Se a tutte queste minestre aggiungiamo le varianti asciutta o in brodo e pensiamo alla vasta tipologia dei condimenti – in base anche alla stagionalità - potete comprendere il “patrimonio” che  non dovrebbe disperdersi. La memoria di un popolo rimane anche attraverso le sue espressioni enogastronomiche e di civiltà della tavola. Fortunatamente le numerose sagre che si tengono in Romagna svolgono questa funzione di tutela nella quasi totalità dei casi.”

Provate ora a immaginare una donna con i capelli raccolti in un fazzoletto mentre tira la pasta con il suo matterello. Risposta esatta! E’ proprio lei: la regina incontrastata della cucina. La cuoca che ci delizia ogni giorno con i suoi primi piatti.
Valle dell'Uso

Il Torrente Uso nasce dal Monte di Perticara (mt 883), e dopo un corso di circa 40 Km si getta nell'Adriatico nei pressi di Bellaria. A carattere torrentizio, le acque di sorgente scarseggiano, raccoglie principalmente le acque piovane che scendono dalle brulle pendici della sua stretta valle.

Lungo il suo corso a parte Sant'Arcangelo sulla via Emilia e Bellaria alla foce, non troviamo agglomerati urbani importanti, ma principalmente piccoli borghi costituiti da poche abitazioni.
La sua vallata nel tratto a monte della via Emilia è stretta e contorta, così come la strada che lo costeggia.

La vallata si risale partendo da Santarcangelo, e giunti alla piccola frazione "Lo stradone" la strada inizia a serpeggiare e la valle a restringersi.
Si supera Masrola e si giunge poco dopo all'abitato di ponte dell'Uso (18 Km da Savignano), poche anche le case sparse lungo il percorso.
Da questa frazione, prendendo in direzione Montetiffi, inizia la parte "più alta" e selvaggia della valle.
Si procede su strada stretta e "nervosa" che si incunea fra colline caratterizzate da vegetazione scarsa e a basso fusto, il letto del torrente, spesso lontano, è quasi costanemente nascosto dalla vegetazione.
Incontriamo una strettoia con il torrente incassato fra alte pareti rocciose, e subito dopo un ponte siamo a Pietra dell'Uso, già feudo dell'Abbazia di Montetiffi.
Alta su di uno sperone sulla nostra destra, si staglia la chiesa Medioevale della Natività di Maria, quasi posta a guardia della vallata. roseguiamo sulla Provinciale, le pendici della valle sono un continuo rimescolarsi di campi coltivati e erba medica, incolti, calachi e piccoli boschetti, intervallati da calanchi e formazioni rocciose.
Pochi chilometri e si erge alto l'abitato di Montetiffi, che dai suoi 400 metri di altezza sembra essere l'ultima sentinella di un passato ormai fuggito.
Superato il colle di Montetiffi, dopo pochi chilometri la nostra strada abbandona il corso dell'Uso per portarsi verso il paese di Perticara, lasciando il corso del piccolo fiume che prosegue deciso verso la sua sorgente posta nel cuore del massicco monte di Perticara, detto anche monte Aquilone. Il Torrente Rubicone (Urgon) il fiume dalle acque rossastre, nasce dal colle di Strigara , e dopo un corso di circa 44 Km si getta nell'Adriatico fra Savignano e Gatteo.
Tanto piccolo è il fiume, quanto grande è la sua fama.
Nell'antichità il suo corso delimitava il confine fra le popolazioni Italiche del centro da quelle galliche della Padania. Nel 49 a.c. Cesare al comando delle sue truppe galliche varcando questo confine "alea iacta est" , prese la decisione di marciare verso Roma.
Ma è veramente questo il famoso Rubicone? nell'antichità questa zona era ricca di paludi e i fiumi che vi confluivano cambiavano spesso il loro corso.
Solo con la centuriazione Romana la zona fu bonificata, ma anche questa nel corso dei secoli ha subito alluvioni e dissesti idrogeologici con conseguente variazione del corso dei fiumi.
La vallata del Rubicone si risale partendo da Savignano.
Percorriamo un'ampia valle, dai fianchi aperti e coltivati, con ordinati impianti a frutteto.
Transitando sulla provinciale che segue il fondovalle, incontriamo ben presto sui colli circostanti gli antichi nuclei di Roncofreddo (sponda sinistra) e Borghi (sponda destra) e, quasi in cima alla valle, anch'esso abbarbicato sul suo colle, l'ultimo abitato della piccola valle Sogliano al Rubicone.

Percorrendo la strada che da Sogliano conduce a Roncofreddo possiamo trovare sulla sinistra diverse deviazioni che transitando per piccole e tortuose stradine collinari, ci portano al colle di Strigara e alla sorgente del Rubicone, l'antico Urgon che tanto deve alla Storia.