Guardia Sanframondi è un
comune italiano di 5.341 abitanti della
provincia di Benevento in
Campania.
Territorio
Guardia Sanframondi dista dal
suo capoluogo di provincia circa 28 km e fa parte della
Comunità Montana del Titerno. Si presenta come un caratteristico borgo medievale dominante l'intera
Valle Telesina.
Il suo territorio è quasi esclusivamente collinare per cui offre un
ottimo clima e suggestivi panorami; solo la parte meridionale, che
protende verso il corso del
Fiume Calore,
è pianeggiante. Le aree in quota sono caratterizzate da boschi di
conifere e querce, per il resto il territorio guardiese è dominato da
vaste distese di vigneti e oliveti.
Geologia
Il territorio guardiese è caratterizzato da un complesso
geolitologico arenaceo-calcareo-argillitico, costituito da una
successione di argilliti policrome, calcareniti e calciruditi, e
arenarie; tale complesso può includere litologie e/o successioni
litologiche prevalentemente argillose e marnose-calcaree.
Classificazione sismica:
Zona 1 "
Alta sismicità", (Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003, aggiornato al 16/01/2006).
Idrografia
Il comune di Guardia S. è attraversato da diversi corsi d'acqua a carattere torrentizio:
- Torrente Seneta; affluente del Rio Grassano;
- Torrente Ratello, a poche decine di metri dalla sua sorgente inizia
il suo percorso ipogeo, ritorna in superficie solo dopo aver
attraversato l'intero centro abitato nei pressi di Via Costarella, punto
in cui è possibile ammirare suggestivi panorami;
- Rio Capuano.
Storia
Portici nel centro storico.
Diverse sono le opinioni degli studiosi circa le origini della
cittadina, che alcuni fanno risalire ad epoca romana o sannita, altri ad
epoca longobarda, altri ancora al periodo normanno. È certo che questo
territorio è stato abitato fin da tempi antichissimi. A testimonianza
del fatto diversi ritrovamenti di manufatti litici del
paleolitico inferiore in contrada
Starze e in contrada
Limata nel vicino comune di
San Lorenzo Maggiore, (un’“amigdala” di tipo chelleano conservata nel
Museo della Società Antropologica di Parigi). Altri manufatti in pietra di
età neolitica sono stati ritrovati nella
Grotta Sant'Angelo: gli scavi diretti dal locale antropologo
Abele De Blasio nel
1896
portarono alla luce cocci di creta, una punta di lancia silicea,
frammenti di ossa animali. La suddetta grotta fu dimora dell'uomo anche
nella successiva
età del bronzo, come dimostra il ritrovamento di asce di bronzo, monili vari, punte di lancia,
fibule, un rasoio, uno scarnatoio o scarificatore, un ago da cucire, quattro ciondoli. A testimonianza dell'
età del ferro ci sono in particolare un
dolmen, cioè un monumento sepolcrale, una punta di lancia di ferro, due fusaiole, dei
menhir (questi ultimi purtroppo abbattuti ed andati perduti).
A favore della tesi romana o sannita viene citata la favorevole
posizione geografica, ideale per qualsiasi insediamento di carattere
militare; di fatti alcuni studiosi pensano di ubicare l’antica città di
Fulfulae
proprio sulle pendici del Monte Ciesco. L'ipotesi longobarda è
strettamente legata alla suddivisione della loro società in liberi,
nobili proprietari terrieri, soldati di diritto detti arimanni, i
cosiddetti aldii, ed infine i servi; a quest'ultima categoria
appartenevano gli abitanti delle campagne obbligati a lavorare per i
propri padroni. In ogni contado si ebbero corti, condome, masse, vichi e
casali. Tra i vichi, in alcuni vecchi trattati, viene nominato
Vico Fremondo o
Vico San Fremondo che corrisponderebbe all’odierna Guardia Sanframondi. In seguito la località assunse il nome di
Warda, che significarebbe luogo di guardia o di vedetta, in quanto il
Vico San Fremondo rispondeva bene a tale scopo: dalla collina guardiese si riesce a controllare l’intera Valle del medio e basso corso del fiume
Calore fino alla piana a ridosso
Maddaloni.
I Longobardi iniziarono la fortificazione del centro abitato, per
attaccare con maggior vigore il nemico e per difendersi altrettanto
prontamente. A quest'epoca sarebbe da attribuire la costruzione
dell'antico Castello, anche se altre fonti ammettono che la costruzione
sia stata commissionata intorno al
1139 da Raone, capostipite dei Sanframondo. Dopo la parentesi saracena, che comportò grave scompiglio anche nel
Ducato di Benevento,
l'antica Warda longobarda passò sotto il dominio Normanno. Questo
popolo, secondo altre ipotesi, diede il nome al paese, in quanto, nel
1151, troviamo signore di Guardia, di
Cerreto
e di altre terre, tale Guglielmo Sanframondo. Il paese fu, inoltre,
teatro della sconfitta dei Normanni ad opera del prode Longobardo
Landulfo della Greca (
1113). Ai Normanni si avvicendarono prima gli
Svevi e poi gli
Angioini, che dopo oltre un secolo e mezzo furono scalzati dagli
Aragonesi. Parlando della famiglia Sanframondo, che resse tra alterne vicende il paese dal
1088 circa al
1460, alcuni sostengono che siano stati di origine angioina, e cioè che siano venuti in
Italia con
Carlo I d'Angiò (difatti il paese viene citato nel Catasto del
1268 voluto da Carlo I d'Angiò, in cui viene già chiamata
Guardia Sancti Fraymundi); altri studiosi, come
De Lellis e De Blasio, ritiengono che siano normanni e che proprio da quel Castello presero il nome Sanframondo.
Nel
1469 alla famiglia Sanframondo succedettero i Carafa, duchi di Maddaloni, e la loro dominazione durerà fino al
1806, anno in cui fu proclamata dai francesi l'abolizione del
feudalesimo. Nel corso dei secoli il paese fu colpito anche da alcune catastrofi naturali, tra cui ricordiamo il terremoto del
1456, che comportò notevoli danni e numerose vittime, e quello ancor più disastroso del
1688
che lo distrusse quasi completamente mietendo circa 1200 vittime.
Guardia venne ricostruita nello stesso posto, grazie alla tenacia e alla
volontà dei suoi abitanti. Nel XVIII secolo divenne un fiorente centro
della concia delle pelli, che lo rese celebre tanto da essere appellato
Guardia "delle sole". Nel
1810, la commissione feudale riconobbe all'
universitas guardiese la proprietà della "montagna di Guardia" e abolì i diritti baronali. Nel
1811, in
età murattiana, il paese fece parte del distretto di
Piedimonted’Alife, nel
1861 fu annesso alla neonata
Provincia di Benevento.
Del XX secolo va ricordato il periodo della Seconda Guerra Mondiale:
Guardia Sanframondi come tutti i comuni della zona viene duramente
colpito dai bombardamenti. Numerosi sono i caduti sia militari che
civili. In loro memoria è posta sulla facciata della Chiesa di San
Sebastiano una lapide riportante l’elenco delle vittime. Successivamente
è stato costruito in Viale degli Eroi un piccolo
sacrario,
composto da una cappella alla cui guardia sono stati posti due vecchi
cannoni. Negli anni ’60 e ’80 è un paese in continua crescita, tanto da
diventare il centro più importante della Valle Telesina. Gli ultimi anni
del XX secolo segnano il declino, dovuto ai classici problemi dei paesi
del meridione d’Italia: disoccupazione e relativa emigrazione.
Monumenti e luoghi di interesse
Il centro storico, sviluppatosi attorno al Castello, è stato in parte abbandonato a seguito del
terremoto del 1980,
conservando ancora intatti alcuni scorci medievali. Vi sono diverse e
pregevoli chiese barocche anche se l'abbandono degli anni passati ha
recato qualche danno all'enorme patrimonio artistico del paese, che per
il suo aspetto tipicamente medievale rimane uno dei più suggestivi
centri della cultura sannitica. Infatti, ad eccezione del Santuario
dell'Assunta e della Chiesa di San Sebastiano, le altre architetture
religiose sono in gran parte in degrado (Convento e Chiesa di San
Francesco, Chiesa di San Rocco, Chiesa di San Leonardo) mentre la Chiesa
dell'Ave Gratia Plena, seppur restaurata, è stata oggetto di diversi
vandalismi. Lo stesso Museo degli argenti è stato chiuso a seguito dei
numerosi furti susseguitisi negli anni.
Architetture religiose
Santuario-basilica dell'Assunta
È una chiesa in stile
barocco, a
croce latina e a tre
navate.
La facciata si presenta in maniera semplice e modesta, mentre l'interno
è ricco e maestoso. Alla fine di ciascuna navata si aprono tre cappelle
dedicate rispettivamente al
SS. Sacramento, a
San Filippo Neri e all'
Assunta. La navata centrale, ornata da pregevoli
stucchi, è delimitata da due ordini di quattro archi sorretti da cinque colonne di pietra. La statua lignea che raffigura la
Vergine è un'elegante scultura databile agli inizi del
X secolo e rappresenta una
Madonna con Bambino. Annesso alla chiesa è l'Oratorio dei Padri Filippini.
Chiesa dell'Annunciata-Ave Gratia Plena
Antico edificio di culto edificato nel
XV secolo
e rifatto in periodo barocco. Conserva un pregevole soffitto intagliato
e dorato, originariamente anche affrescato. Attualmente non è
visitabile ma i diversi dipinti, alcuni del Matteis, sono conservati
nell'Oratorio dei Filippini. Il campanile è in pietra locale a cinque
ordini con cupolino a cipolla rivestito da embrici maiolicati cerretesi
giallo e verdi. Alla base sono delle sculture medievali di riporto.
Chiesa di San Sebastiano
Voluta dai fabbricanti di suole nel '500, venne successivamente
ampliata ed abbellita. L'attuale struttura ha un aspetto settecentesco
con uno sfarzoso interno barocco ricco di stucchi dorati, affreschi del
De Matteis nella volta e dipinti di autori locali e napoletani.
Altre architetture religiose
Il Castello visto dall'Oratorio dei Filippini.
Architetture militari
Castello medievale dei Sanframondo
La struttura originaria, presumibilmente voluta dal normanno Raone di
Sanframondo nel 1139, fu più volte rimaneggiata e trasformata nei
secoli che seguirono. A sud fu eretta la cinta merlata divisa in
cortine, con quattro torri merlate e, nella parte centrale, fu costruito
il palazzo feudale con il mastio, mentre ad est fu scavato il fossato
con il ponte levatoio. Anche se non era di vaste proporzioni, il
castello poteva essere considerato come un forte dove una guarnigione
bene armata, poteva dare filo da torcere al nemico.
Il tempo, le catastrofi e le intemperie lo hanno deteriorato notevolmente: il terremoto del
1456 arrecò i primi danni che furono rimediati solo parzialmente dalla ricostruzione ad opera degli Aragonesi nel
1461. Nel
1469 il castello fu affidato ai Carafa che lo tennero fino al
1806.
Quando il feudalesimo fu abolito, rimase come dimora degli schiavi
addetti alla coltivazione delle terre, che non ne ebbero più cura.
Solo nel
XX secolo
dopo cinque anni di restauro, realizzato in base alle notizie dateci da
un manoscritto del Pingue (1702), nonché dallo studio dei ruderi
esistenti, la ricostruzione di questa fortezza ha permesso il recupero
dalle rovine di due grandi ambienti, dei quali uno è sede del Museo
delle Farfalle l'altro di una panoramica sala convegni. Nell'enorme
terrazzo, che sovrasta l'intera vallata, è stato allestito un teatro
all'aperto, cornice di numerose manifestazioni nel periodo estivo,
mentre nella parte inferiore, immediatamente dopo il cancello di
ingresso, trova spazio un grazioso giardino pensile e un ulteriore
terrazzo che permette di meglio osservare le vallate del
Titerno e del medio
Volturno e il massiccio del
Matese.
Oggi il castello è il fulcro della vita culturale del paese in quanto
sede di importanti manifestazioni: dalle rassegne teatrali e
cinematografiche a quelle musicali, dalle mostre d'arte e quelle
fotografiche.